REGGIO EMILIA – “Dal 2016 al 2021, mentre in Italia e nel mondo le produzioni in montagna sono diminuite a causa del calo dei lavoratori e quindi della produzione, per il Parmigiano Reggiano è aumentata. Quindi che cosa è il Parmigiano Reggiano di montagna? E’, non solo un prodotto buono, ma soprattutto un mantenere le attività produttive sui territori”. Così il presidente del Concorzio Bertinelli.
Gli ultimi due anni hanno messo a dura prova anche il Consorzio del Parmigiano Reggiano che ha dovuto pensare a strategie di mercato ad hoc per non subire impennate di prezzo e cali di produttività. “Possiamo riassumere l’andamento sul mercato con il termine di stabilità sia in termini di domanda che in termini di offerta. Il 2022 sta segnando un andamento produttivo molto simile a quello del 2021, anzi, da gennaio a luglio 2022 rispetto allo scorso anno abbiamo un -0,1%. Ciò significa che c’è produzione, non ci sarà una carenza di offerta ma non abbiamo neanche un eccesso”.
Per quanto riguarda la domanda, si spera che questa situazione di stabilità si mantenga anche per il secondo semestre del 2022. Un equilibrio ben pensato dal Consorzio che prevede una crisi dei consumi nazionali dal prossimo settembre a cui sopperirà il mercato estero, in particolar modo gli Stati Uniti, dove si tenterà un ricollocamento del prodotto.
La guerra, la pandemia e la siccità sono le tre cause principali che hanno portato all’aumento generalizzato dei costi di produzione. Che conseguenze avrà sulle aziende legate al Consorzio e sul consumatore medio? “Anche noi siamo dentro a questo contesto, ma il Parmigiano Reggiano rispetto ad altri comparti è meno soggetto. Ciò accade perchè, ad esempio, almeno il 50% di quello che una bovina mangia viene autoprodotto in azienda. Quindi siamo meno sensibili alle speculazioni dei mercati. Un aumento dei costi di produzione c’è, ed è importante. E’ giusto che ci sia anche un ribaltamento di parte di questo aumento dei costi su un aumento delle quotazioni del Parmigiano Reggiano, ma tutto deve essere estremamente dosato. Non dobbiamo farci prendere dalla foga della paura e non dobbiamo dimenticare che non possiamo pensare che un consumatore, in modo particolare un consumatore italiano, possa affrontare un aumento tout court di prezzo per ribaltamento tout court dei costi”.