RUBIERA (Reggio Emilia) – Consorzio del Parmigiano Reggiano e Regione Emilia Romagna tengono d’occhio il mercato americano, terremotato dalle politiche economiche di Trump. Ne hanno parlato sabato mattina Nicola Bertinelli e Alessio Mammi a margine della festa di inaugurazione dell’ampliamento degli impianti produttivi della Nuova Latteria Fontana.
Occhi puntati sui mercati del parmigiano reggiano, prodotto di eccellenza del nostro territorio. Sotto osservazione in particolare le giravolte sui dazi imposti dal presidente Trump negli Stati Uniti d’America.
“Di fatto – spiega Nicola Bertinelli, Presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano – il parmigiano reggiano oggi paga i dazi che paga dal 1964. Infatti è da quell’anno che il parmigiano reggiano paga un 15%. Quindi la nostra catena del valore non ha avuto al riguardo un impatto particolare”.
Le preoccupazioni per il mercato americano, secondo il presidente del Consorzio Bertinelli, vengono al momento da altre cause.
“Sarebbe irresponsabile non essere preoccupati, non tanto per i dazi, quanto per un dollaro che ha perso una grande capacità di potere d’acquisto, circa un 15%, e gli Stati Uniti che a causa dei dazi di tutto il sistema avranno un aumento dei prezzi dei beni, si chiama inflazione, stimato in circa il 4%”, spiega Bertinelli.
Il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha moltiplicato le iniziative di promozione del suo prodotto, sponsorizzando la squadra di football di New York: “Lo scopo è utilizzare lo sport per avere un megafono per diffondere ai cittadini americani che il parmigiano reggiano non è il “parmesan” con sotto la bandierina italiana e la foto del Colosseo”, chiarisce il Presidente del Consorzio.
Dal canto suo la Regione è impegnata nella ricerca di nuovi mercati: “Metteremo 5 milioni di euro a favore della promozione dei nostri prodotti anche su nuovi mercati, perché dobbiamo anche andare in Asia, andare in Sudamerica e mantenere anche il mercato americano – assicura l’assessore regionale Alessio Mammi – Siamo preoccupati più che altro per gli effetti che potranno generarsi nel 2026, sicuramente non positivi. Sicuramente la filiera più colpita è quella del vino in questo momento, negli Stati Uniti portiamo una quantità molto importante.
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