REGGIO EMILIA – Più di 100 milioni di euro per realizzare, al posto del vecchio quartiere fieristico, un nuovo centro direzionale di Max Mara, che concentri in un unico luogo, a qualche centinaio di metri dal quartier generale del gruppo, attività che oggi sono sparse per la città in diversi siti, ormai privi di spazi di crescita. Dopo la demolizione, saranno realizzati tre immobili di nuova costruzione, che ospiteranno uffici, show rooms e magazzini, in cui lavoreranno 800 persone che oggi sono impiegate negli stabilimenti di via Mazzacurati e di via Italo Calvino.
Il progetto ha almeno due pregi indiscutibili. Il primo è quello di confermare e consolidare la presenza di Max Mara in città con un forte investimento privato. Il secondo è quello di intervenire su un’area già urbanizzata, anziché su un terreno non ancora edificato. La logica economica e le motivazioni logistiche del piano sono evidenti, la qualità della progettazione fuori discussione.
Ci sono però anche aspetti critici da mettere sul piatto della bilancia. Il piano riguarda un’area complessiva di 130mila metri quadrati. I padiglioni che saranno abbattuti occupano una superficie coperta di 18mila metri quadrati, mentre la superficie edificata nel progetto Max Mara è di 47mila metri quadrati. E’ una differenza rilevante, che viene compensata solo considerando le aree espositive scoperte di via Filangieri e le aree accessorie.
Un altro aspetto da non sottovalutare è quello del carico di traffico. Già oggi l’asse nord-sud che collega Reggio a Bagnolo è fortemente congestionato per la presenza, tra le altre cose, della zona industriale di Mancasale e della stazione Mediopadana. L’apertura di un direzionale con 800 lavoratori e due magazzini rischia di sovraccaricare ancora di più la viabilità.
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