CASTELLARANO (Reggio Emilia) – I 150 dipendenti dello Scatolificio La Veggia di Roteglia trattengono il fiato. Sul concordato omologato dal tribunale pende la spada di Damocle di un ricorso dell’Agenzia delle Entrate.
L’amministrazione finanziaria è il principale creditore dell’azienda. Il piano approvato prevede per i crediti tributari un rimborso del 10,5% entro un anno. Degli oltre 17 milioni di crediti, l’Erario recupererebbe dunque solo 1,7 milioni di euro. Per questo l’Agenzia delle Entrate, insieme all’Inps, ha votato in Tribunale contro il piano, facendo prevalere largamente in adunanza i voti contrari. Una bocciatura che i giudici hanno per così dire ‘aggirato’ ricorrendo a una norma della legge fallimentare.
Ora, il timore diffuso tra lavoratori, sindacati e istituzioni locali è che l’amministrazione finanziaria impugni la decisione del Tribunale di Reggio, provocando il disimpegno degli austriaci di Prinzhorn, pronti a rilevare lo Scatolificio La Veggia e a risanarlo mantenendo inalterati i livelli occupazionali.
L’Agenzia delle Entrate mette in dubbio la convenienza del concordato rispetto alla liquidazione. Contesta le svalutazioni dei crediti vantati dall’azienda verso società della famiglia Giacopini, disposte dal commissario giudiziale Silvio Facco. L’Erario sostiene anche che si potrebbero ricavare somme ingenti promuovendo azioni di responsabilità contro gli ex amministratori e sindaci dello Scatolificio La Veggia, a cui viene addebitato il dissesto dell’azienda. Una tesi respinta dai giudici della sezione fallimentare, che nel decreto di omologa del concordato scrivono che “la documentazione relativa alle consistenze patrimoniali degli ex amministratori conferma la valutazione prudenziale fatta dall’attestatore, dal momento che il patrimonio immobiliare che ne risulta appare inconsistente”.













