REGGIO EMILIA – Nel processo sui mandanti della strage della stazione di Bologna, ieri, l’ex moglie del reggiano Paolo Bellini, uno degli imputati, ha riconosciuto l’ex marito nel video girato da un turista il giorno del 2 agosto 1980 e ha smontato la sua alibi. Il filmato è stato mostrato in aula.
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L’uomo con i baffi nelle immagini girate da un turista tedesco pochi minuti prima dell’esplosione della bomba alla stazione di Bologna è Paolo Bellini. Parola dell’ex moglie Maurizia Bonini, che ha riconosciuto Bellini in quel video. Il filmato è stato proiettato nel corso dell’udienza del processo sui mandanti della strage del 2 agosto 1980, mostrato anche nei telegiornali della Rai. Mentre l’ex estremista nero usciva polemicamente dall’aula, la donna, protetta da un paravento, non ha mostrato alcun dubbio e ha confermato quanto già raccontato in fase di indagini. “E’ Paolo perché ha la fossetta qua, aveva i capelli più indietro ma comunque è lui, non credevo avesse fatto una cosa del genere, ha ingannato tutti“.
Nella strage morirono 85 persone, più di 200 i feriti. Paolo Bellini è accusato di essere uno degli esecutori materiali, il “quinto uomo” che partecipò al posizionamento dell’ordigno, in concorso con i terroristi neofascisti Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (condannati in via definitiva) e con Gilberto Cavallini (condannato in primo grado).
Bellini ha sempre raccontato che quel giorno era andato a Rimini per prendere la famiglia e portarla in montagna, al passo del Tonale. Ma l’ex moglie ha fatto venir meno il suo alibi. Eppure nel 1983 Maurizia Bonini disse che il marito era arrivato intorno alle 9 – 9.30. Ora la sua versione è cambiata: “Era una bugia, certa della sua innocenza, ero giovane e chiedo perdono a tutti“.
Poi è stata la volta delle testimonianze di altri familiari di Bellini, utili a ricostruire gli spostamenti della Primula Nera. Infine, le parole commosse della figlia Silvia, che ha detto di aver interrotto ogni rapporto con il padre, di non ricordare nulla di quel giorno ma di aver comunque voluto partecipare all’udienza: “La famiglia era una grande sofferenza ma sono qua anche per tutti i familiari delle vittime”.
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