REGGIO EMILIA – Costretti a lavorare in condizioni di pericolo e degrado. Seguendo turni di oltre 12 ore, svolti anche di notte, senza differenza tra giorni feriali o festivi. Come alloggio era loro riservato un dormitorio ricavato in spazi attigui allo stabilimento. E come mensa un altro ambiente lì vicino, caratterizzato, come gli altri da carenze dal punto di vista igienico.
E’ lunga la lista delle irregolarità emerse dai controlli in un capannone di via Gramsci in città. Ispezioni, svolte dai carabinieri, che hanno portato alla sospensione delle attività, riguardanti il confezionamento di capi di abbigliamento.
Il titolare, un 50enne cittadino cinese, è stato arrestato con l’accusa di caporalato. Nell’udienza di convalida il giudice gli ha concesso i domiciliari dopo che era stato portato in carcere. Dalle ispezione è emerso, tra le altre cose, come gli operai fossero tenuti monitorati attraverso dispositivi di videosorveglianza.
Nello stabile sono stati individuati 14 lavoratori, sei dei quali assunti in nero, la metà di questi ultimi è risultata irregolare sul territorio italiano.
Nella Bassa reggiana si trovano altri cinque laboratori tessili sospesi dalle attività per analoghe irregolarità, tra cui l’inosservanza di norme sulla sicurezza. Ci lavoravano in nero dodici persone, una su tre senza permesso di soggiorno.
Secondo le informazioni raccolte dagli ispettori, le attività produttive erano tra loro collegate. Capofila è risultato un laboratorio situato nel carpigiano, anch’esso fatto chiudere. Complessivamente 101 lavoratori sono stati sottoposti a verifiche negli stabilimenti presi in esame. Sono scattate denunce a carico di sette persone, contemporaneamente sono state comminate sanzioni amministrative per un totale di 400mila euro.
Servizio Tg di Andrea Bassi
Reggio Emilia carabinieri Ispettorato del lavoro laboratori tessili sfruttamento del lavoro