REGGIO EMILIA – Cinquantamila euro al Comune di Novellara, 30mila all’unione dei Comuni della Bassa. Gli enti locali reggiani riceveranno la fetta più ampia dei risarcimenti disposti dalla Corte d’Assise del tribunale di Reggio per l’omicidio di Saman Abbas.
I giudici hanno dunque riconosciuto quanto l’avvocato Nicola Termanini che tutela il Comune di Novellara aveva chiesto e hanno condannato a pagare – in solido – Shabbar Abbas, Nazia Saheen e Danish Hasnain, rispettivamente padre, madre e zio della ragazza. I primi due sono stati condannati all’ergastolo, lo zio a 14 anni. Assolti i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq. “Mi aspettavo una sentenza di questo tipo – ha commentato Termanini – però siamo convinti che i cugini siano colpevoli, non ci arrendiamo e ci auguriamo che la procura decida di impugnare. Saremo presenti in un eventuale processo d’Appello, visto che ci è stato riconosciuto anche il risarcimento più alto. Ci saremo per sostenere tutte le ragioni della procura”.
La Corte ha poi riconosciuto un risarcimento di 25mila euro ciascuno alle associazioni che si occupano di violenza sulle donne che si erano costituite parte civile: NondaSola, Unione donne in Italia, Associazione Trame di Terra e Differenza Donna. Diecimila euro, invece, andranno alla confederazione islamica italiana, al centro islamico culturale d’Italia e all’Unione comunità islamiche italiane. Rigettate invece le domande risarcitorie avanzate dal fidanzato Saqib Ayub e dal fratello Alì Haider.
L’avvocato di Saquib, Barbara Iannuccelli, non vuole commentare finché non conoscerà le motivazioni. “Anche solo per le sue parole di rottura e di presa di distanza da un mondo che non gli appartiene più io penso che abbia vinto”, afferma il legale del fratello, l’avvocato Valeria Miari. “E’ una voce che è entrata nelle case di padri e zii di altre Saman, una voce di ribellione che per gli imputati era pericolosa”.
L’avvocato Miari non vuole commentare il fatto che la richiesta di risarcimento di Alì Haider sia stata rigettata, ma potrebbe aver pesato l’ordinanza della Corte d’Assise dello scorso 27 ottobre che lo definiva “indagabile” anche se poi la procura dai Minori ha deciso di non indagarlo. “Ci sono atti che in primo grado sono stati esclusi e dichiarati inutilizzabili, come l’incidente probatorio, atti che in un eventuale Appello potrebbero modificare le cose se venissero ammessi”, ha concluso il legale.
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