REGGIO EMILIA – Saman Abbas attende la celebrazione dei suoi funerali da nove mesi. In realtà, la ragazza ha atteso ben di più che venisse scoperta la tomba creata per lei da chi l’ha uccisa, in viazza Reatino a Novellara. E’ accaduto lo scorso 18 novembre. Poi, sono stati i primi responsi, a inizio anno, a dare la certezza scientifica che si trattasse del suo corpo, ma già all’epoca gli inquirenti non avevano dubbi.
Saman Abbas attende e attenderà ancora. Per il dissequestro della salma occorre quantomeno che l’anatomopatologa Cristina Cattaneo depositi la relazione definitiva degli esami eseguiti sui resti della 18enne e sul terreno nel quale la ragazza era stata collocata, a circa tre metri profondità, analizzato dal perito Dominic Salsarola. La professionista aveva chiesto altri 90 giorni di tempo, la presidente della Corte d’Assise Cristina Beretti li ha ridotti a 60 per essere in linea con i termini delle misure cautelari e quindi Cattaneo è chiamata a depositare la perizia entro Ferragosto.
Se nella terra possono emergere tracce da attribuire o agli imputati o a persone diverse dai cinque parenti alla sbarra per il sequestro e l’omicidio della 18enne, gli esiti scientifici sui resti risponderanno ufficialmente alle domande sulla dinamica dell’uccisione di Saman: nella pre relazione, illustrata dall’anatomopatologa in aula il 12 maggio, si ipotizza che la 18enne sia stata soffocata a mani nude con una grande forza impressale attorno al collo. La frattura dell’osso ioide era definita come una “lesione di natura vitale” e quindi avvenuta prima della morte della ragazza, come conseguenza, appunto, dello strozzamento. Un elemento che, se verrà confermato, sarà importante per l’evoluzione del processo che riprenderà l’8 settembre.
Nel corso dell’ultima udienza, infatti, Luigi Scarcella, avvocato difensore di uno dei due cugini della ragazza imputati, Nomanulhaq Nomanulhaq, si è concentrato sulle modalità delle prime operazioni di sbancamento e puntellamento fatte attorno alla buca nel casolare.
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