REGGIO EMILIA – Sono sempre di più i ristoratori che, unendosi al Comitato #ristoratoriREsponsabili, hanno deciso di chiudere i locali, spinti da senso civico e responsabilità sociale per limitare e contrastare la diffusione dei contagio da Coronavirus. Sono oltre un centinaio. Lo stesso sta accadendo in diverse città, a partire da Bergamo. Ordinanza alla mano, bar e ristoranti potrebbero comunque lavorare dalle 6 alle 18.
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“Oggi ci troviamo a fermare tutto chiudere fino a data da destinarsi, chiudere fino a che la situazione non migliora, chiudere il nostro sogno. Rinunciamo ai nostri incassi e ai guadagni e sappiamo di rischiare il fallimento”, dice Daniela Biavati, titolare della Cantina Garibaldi.
Fanno parte del comitato #ristoratoriREsponsabili molti locali storici del territorio ed è impossibile citarli tutti, anche perché l’elenco è in costante aggiornamento, ricordiamo solo la Cantina Garibaldi, perché attraverso le parole della tiolare Daniela Biavati, ha dato voce e volto alle intenzioni del comitato, registrando un video e diffondendolo attraverso i canali social, per spiegare l’inizativa ai propri clienti e sensibilizzare i cittadini al rispetto delle norme di sicurezza per contrastare la diffusione del Coronavirus.
Il Comitato #ristoratoriREsponsabili, vuole andare oltre la limitazione parziale prevista dal provvedimento del Governo, optando invece per la chiusura totale al pubblico, fino alla fine dell’emergenza sanitaria in atto nel nostro paese.
“La Cantina Garibaldi ha deciso di chiudere – continua Biavati -, con grandissimo sacrifico abbiamo preso una decisione insieme a tanti altri colleghi e chiudiamo volontariamente tutto il giorno, crediamo che la restrizione indicata dalle 18 alle 6 non sia sufficiente. Così rischiamo tutto ma vogliamo preservare quello che resta e poter ripartire”.
Il primo video pubblicato da Biavati, ha suscitato messaggi di stima e incoraggiamento ma anche qualche polemica a cui l’imprenditrice ha risposto con un secondo video, pubblicato alcune ore dopo: “Il nostro progetto è stato travisato e considerato un atto egoistico, un pianto di miseria ma non è così, non c’è nessun interesse, tutt’altro, siamo molto preoccupati per la situazione e per tutte le scadenze delle attività.
Cerchiamo di capire come organizzarci”.
Laura Chiari
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