SCANDIANO (Reggio Emilia) – Il pronto soccorso dell’ospedale “Magati” è stato chiuso l’1 marzo 2020, nella fase acuta della pandemia.
Come gli altri ospedali della provincia, si è trasformato per le esigenze dettate dal Covid. In questi quasi due anni, però, molto è cambiato e la sanità ha pagato un caro prezzo in termini di risorse. Soltanto per quanto riguarda l’emergenza urgenza, in provincia mancano circa 30 medici, ovvero il 40% dell’organico. Questa carenza è – secondo l’Ausl – alla base di una riapertura solo parziale del pronto soccorso del nosocomio scandianese, quando saranno terminati i lavori di adeguamento, presumibilmente a marzo.
“Stiamo investendo in specialisti per il futuro, ma in questo periodo si stanno formando – ha detto Cristina Marchesi, direttore generale di Ausl – Da qui l’ipotesi di riaprire soltanto di giorno, di notte, quando ci saranno le risorse necessarie. Al ‘Magati’ il 75% dell’attività del pronto soccorso era diurna”. Quanto durerà questo periodo ancora non si sa, del resto oggi anche il pronto soccorso di Montecchio è aperto solo di giorno. Il piano attuativo locale ospedaliero (Pal) del 2019 ha previsto 6 auto infermieristiche nelle 24 ore, una per distretto. La automediche invece sono 6 di giorno e 5 di notte, ma una di queste ultime potrebbe venire soppressa e questo preoccupa non poco i cittadini del distretto di Scandiano.
A rischio al “Magati” c’è poi il punto nascite, chiuso anche questo durante la fase d’emergenza della pandemia. Troppo pochi i parti avvenuti dal 2017 al 2019. “Ha ottenuto una deroga per i 500 parti scaduta nell’ottobre del 2019, ma il numero di parti è sceso ancora a causa della diminuzione della natalità”, ha specificato la Marchesi. D’altro canto, al “Magati” sta riprendendo l’attività chirurgica e la sua vocazione sarà sempre più quella di ospedale della “chirurgia breve”: “A ottobre sono state attivate tre sale operatorie; a novembre quattro, con interventi in day surgery. E’ per noi una grande risorsa”, ha concluso la Marchesi.
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