REGGIO EMILIA – Per il secondo anno consecutivo, il Covid ha tolto al 25 aprile la sua caratteristica di festa di popolo, di incontro nelle piazze del capoluogo o dei paesi oppure nella grande area verde di Casa Cervi, che rendono la festa della liberazione qualcosa di unico, in cui le diverse generazioni si ritrovano assieme.
Con l’emergenza sanitaria che ancora rappresenta una minaccia, bisogna accontentarsi delle dirette online sui canali social. Quella del Comune di Reggio parte con il piede sbagliato: a lungo la grafica – forse riutilizzata da iniziative del 7 gennaio – parla di Festa del Tricolore, poi finalmente viene corretta.
La deposizione di corone di fiori presso il monumento ai Caduti di tutte le guerre in piazza della Vittoria vede la presenza delle istituzioni. La cerimonia è accompagnata da una rappresentanza della filarmonica Città del Tricolore. Poi, Covid o non Covid, lo spirito del 25 aprile e la bella mattina di sole hanno il sopravvento e in piazza Martiri del 7 Luglio, davanti al monumento ai caduti della Resistenza, le presenze si moltiplicano, le persone diventano più numerose e si stringono attorno ai valori di una festa che non perde mai di attualità.
In Sala del Tricolore il sindaco Luca Vecchi spiega il senso di una giornata. Fuori, la città è addobbata di bianco, rosso e verde: la fontana davanti al teatro Municipale e i ponti di Calatrava sono illuminati con i colori del Tricolore. Venerdì e sabato, grazie ai volontari dell’Anpi, è stato deposto un mazzo di fiori davanti a tutti i cippi in memoria dei caduti del territorio comunale. Molti testimoni non ci sono più ed è anche per questo che siamo ancora più affezionati a quelli che ci sono ancora come Giacomina Castagnetti e Giglio Mazzi, due ragazzi di 95 e 94 anni che venerdì in Comune hanno raccontato ai ragazzi di oggi cosa fecero per la libertà quando avevano la loro età.
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