REGGIO EMILIA – Duecentocinquanta detenuti con l’inizio dell’emergenza Coronavirus sono andati in forte difficoltà nel carcere per ciò che riguardava l’approvvigionamento di generi di prima necessità.
Lo Stato, infatti, consegna a chi sta scontando la pena il cibo, ma non fornisce effetti personali, biancheria e altri oggetti di uso comune. Se fino al mese di febbraio una buona parte di detenuti poteva contare sull’appoggio di qualche famigliare, con l’arrivo del Covid-19 le visite sono state vietate. A quel punto, spazzolini, dentifrici, canottiere e saponette sono diventati per i carcerati beni introvabili.
Un progetto della Caritas diocesana, finanziato dalla Fondazione Manodori, ha consentito così di rifornire i detenuti di beni di prima necessità. Tra questi anche i gel igienizzanti, così importanti in queste settimane. Due sono state le consegne e nell’ultima, avvenuta un paio di settimane fa, i volontari della Caritas autorizzati hanno portato in carcere anche alcune colombe per festeggiare la Pasqua.
Sono 44 le realtà di distribuzione legate a parrocchie e Caritas parrocchiali su tutto il territorio della diocesi di Reggio Emilia e Guastalla. Complessivamente, sono serviti attualmente 1.618 tra persone singole e nuclei famigliari. Prima dell’emergenza erano 1.568, con un aumento generale del 3%.
In realtà, la situazione è molto differenziata e i numeri risentono ancora dello stop delle attività in seguito alle prime misure di blocco degli spostamenti. Solamente 7 centri su 44 hanno ridotto il numero di persone (in particolare, quelli con presenza di volontari più anziani), 7 sono rimasti invariati e tutti gli altri hanno avuto aumenti anche fino al 100% rispetto alla persone seguite prima dell’emergenza.
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