REGGIO EMILIA – In Emilia Romagna le terapie intensive sono sull’orlo del collasso. L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali mette a punto grafici, statistiche e previsioni basandosi sui dati giornalieri del dipartimento di Protezione civile e del ministero della Salute.
Incroci da cui emerge che la nostra Regione è tra le 11 in Italia in cui l’occupazione, da parte di pazienti Covid, dei posti letto in terapia intensiva supera la media. La soglia di criticità è fissata al 30%, la media in Italia è del 29%, il dato emiliano romagnolo è del 37%.
In foto c’è la grafica che mostra l’andamento degli “infetti attivi” nella nostra provincia da ottobre a fine febbraio: la linea a puntini grigia è la stima provinciale in base alla media regionale, la linea a puntini rossa è il reale numero, quindi più alto rispetto alle previsioni. La linea continua blu è il coefficiente Rt, la velocità di contagio. Nel Reggiano era decisamente alto, poco sotto al 2, a inizio novembre. Sta risalendo ora.
Tra gli ospedali di Reggio Emilia, Guastalla e Castelnovo Monti e il post operatorio di Villa Salus, disponiamo di 51 posti di terapia intensiva modulabili secondo le esigenze, 30 dei quali sono destinati ai pazienti Covid (a oggi, sono 26 quelli occupati). C’è una cabina di regia regionale degli intensivisti che contempera esigenze di posti letto e disponibilità, quindi non saranno le singole aziende sanitarie a decidere se accogliere o meno richieste di trasferimento dei pazienti da una provincia ad un’altra. Il concetto è che in una situazione del genere si ragiona a livello unitario.
L’Emilia Romagna rientra, purtroppo, in un altro novero di regioni, le sette in cui anche l’occupazione di posti letto in reparti cosiddetti ordinari come Infettivi, Pneunologia e Medicina generale è al di sopra della soglia critica del 40%: il dato è del 45%, la media nazionale del 33%.
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