NOVELLARA (Reggio Emilia) – Fatti, dichiarazioni, sospetti. E una certezza: il 30 aprile 2021 a Novellara è morta una ragazza. Aveva 18 anni, si chiamava Saman Abbas. A ore si apre un processo che è molto più dell’applicazione del codice di procedura penale, del botta e risposta di strategie legali. In questo anno e mezzo il nome di Saman è stato pronunciato centinaia di volte e da tutti, dall’Italia. Una vicenda che ha portato e porta con sé interrogativi profondi che viaggiano paralleli alla storia di una giovane sfortunatissima che, secondo la procura, è stata tacitata per il suo coraggio di ribellarsi a una vita forzata, a un matrimonio che non voleva. Sarà un processo mediatico nel senso più oggettivo della parola, anche se la questione delle telecamere o meno in aula verrà comunque dibattuta in Corte d’Assise all’inizio dell’udienza assieme alle altre cosiddette “questioni preliminari”. Alla sbarra i genitori, assenti; lo zio, i due cugini.
Fatti, dichiarazioni, sospetti. Sono fatti le immagini delle telecamere: quelle del 29 aprile 2021, quelle della sera successiva, l’ultima in vita della ragazza. Lo zio e i cugini con una pala, Saman con lo zainetto sulle spalle che esce accompagnata dai genitori e che non tornerà mai più. Oppure quelle molto più recenti, quelle della buca nel casolare, girate dai carabinieri che hanno raccolto le dichiarazioni dell’imputato che ha fatto rinvenire il corpo. Le dichiarazioni sono quelle del fratello della 18enne: “Lo zio mi ha detto di averla uccisa”; ma sono anche quelle di Danish, che si dice innocente; del padre Shabbar ancora a Islamabad, che dichiara: “Non so niente”. I sospetti sono che una famiglia intera abbia ucciso un pezzo di quella stessa famiglia. E poi ci sono le prove: quelle si formeranno nel processo.
L’audio dell’autodifesa di Danish Hasnain: “Non ho ucciso io Saman”. VIDEO
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