REGGIO EMILIA – “Descrivere mio fratello? Il massimo di una persona buona. Che diceva sempre che non dovevamo litigare”. Si commuove Floriana Pedrazzini nel ricordare il fratello Giuseppe, ritrovato l’11 maggio 2022 senza vita nel pozzo di casa a Cerrè Marabino, frazione del comune di Toano.
La donna è stata ascoltata, stamattina in tribunale, insieme alle sorelle Luciana e Carla nella prima udienza istruttoria del processo contro Marta Ghilardini, moglie di Pedrazzini, presente in aula e accusata di maltrattamenti in famiglia aggravati dalla morte, sequestro di persona, omissione di soccorso, truffa ai danni dello Stato e occultamento di cadavere. Ascoltati anche il fratello della vittima, Claudio, assistito dall’avvocato Naima Marconi.
Dalle testimonianze dei familiari emergono l’affetto e i buoni rapporti con Giuseppe Pedrazzini: le sorelle Luciana e Floriana hanno dichiarato di averlo visto per l’ultima volta il 7 dicembre 2021 a Quara, di averlo sentito telefonicamente nel gennaio 2022 e di non essere più riuscite a mettersi in contatto con lui. Malgrado i tentativi, i familiari sono stati respinti in più occasioni fino a quando non hanno ricevuto un messaggio che non dimenticheranno.
“E’ stato inviato dal telefono di Marta – aggiunge Floriana Pedrazzini – Diceva: ‘Non telefonare mai più e tanto meno venire a casa mia. Tu e tutti gli altri. Da oggi abbiamo chiuso con tutti voi’. Era il 21 marzo 2022”. A difendere la Ghilardini è l’avvocato Rita Gilioli: “Marta è una vittima perché l’hanno prosciugata di tutto – ha detto – Le usavano tutti i soldi e hanno fatto debiti che sta continuando a pagare, hanno richiesto finanziamenti. Tutto questo opera della figlia e del marito, l’hanno lasciata senza un soldo”.
Proprio la figlia, Silvia Pedrazzini, e il marito, Riccardo Guida, sono già stati condannati in primo grado a 12 anni al termine del processo con rito abbreviato. L’appello inizierà il prossimo 13 gennaio in corte d’assise a Bologna.
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