REGGIO EMILIA – Non è un Paese per autisti di autobus. Ma il fatto che il fenomeno sia italiano e non solo reggiano è una magra consolazione. Negli studi de Il Graffio il presidente di Seta Antonio Nicolini ha confermato: “A ora non siamo in sottorganico, ma siamo preoccupati dal fortissimo turn over”. La difficoltà è quella di trovare persone che già vivono sul territorio. Mentre adesso, nell’arco di qualche mese, un lavoratore arriva, viene formato e poi si scontra con problemi di natura economica, fa due conti e se ne va. “E’ un mestiere che ha perso appeal. Paghiamo la patente agli under 30 e alle donne disoccupate, c’è anche la possibilità del part time”.
Nicolini è alle prese con la chiusura del suo terzo bilancio da presidente. Conti che si sono scontrati con un’emergenza dopo l’altra: dalla pandemia, con l’utenza scesa ormai stabilmente del 30%, ai costi del carburante, all’inflazione. Poi, ci sono gli investimenti, rispetto ai quali ancora una volta il presidente di Seta chiede maggior visione e maggior supporto da parte del Governo. A giorni, sulle strade reggiane debutteranno altri 21 mezzi a metano: quasi 6 milioni e 300mila euro per completare finalmente la sostituzione della flotta urbana a gpl. Reggio Emilia era l’unica città in Italia ad avere ancora autobus alimentati in questo modo.
Poi, il tema sicurezza: queste sono immagini della centrale di Seta collegata con la videosorveglianza a bordo dei mezzi. Da qualche giorno è in rete con le forze dell’ordine: “Secondo me, questa è la risposta che serve. Gli autobus non devono essere militarizzati”, ha concluso Nicolini.
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