REGGIO EMILIA – Giuseppe “Cammo” Camuncoli è un fumettista di fama internazionale, nonché il direttore artistico della Scuola Comics di Reggio. All’ultimo “Be Comics” di Padova, il festival del fumetto che dal 18 al 20 marzo ha portato in Veneto il meglio del settore, ha vinto il prestigioso Sugarprize 2022. Il premio, ideato dalla community di appassionati di pop-culture “SugarPulp”, è un riconoscimento alla carriera per tutti i maestri della narrativa che si sono distinti per le loro produzioni artistiche. Un punto di arrivo, motivo di orgoglio anche per il nostro territorio.
Camuncoli, cosa significa per un fumettista vincere il Sugarprize?
Ricevere un premio fa sempre piacere perché vuol dire che un pubblico o una giuria esprimono stima per il lavoro o il percorso che hai svolto. In questo caso poi, trattandosi di un premio alla carriera con inclinazioni al mondo letterario, mi inorgoglisce particolarmente. Per me, inoltre, si tratta anche di una sorta di rivincita perché ho studiato lettere moderne ma non sono mai riuscito a laurearmi dal momento che, avendo iniziato a lavorare come fumettista, non avevo più tempo di dare esami. Sempre per parlare di riscatti letterari, ricordo anche che alle superiori la professoressa di italiano mi aveva assegnato un voto scarso in un tema, perché non condivideva la mia idea sul fatto che certi fumetti avrebbero potuto avere la stessa dignità di tante opere letterarie. Dopo tutti questi anni, ricevere questo tipo di riconoscimento mi ha inorgoglito tantissimo.
I cinecomics sono il genere cinematografico che appassiona di più giovani e non solo. Perché?
Questo tipo di passione c’è sempre stato, ma le produzioni erano molte meno a causa dei costi elevati degli effetti speciali e delle difficoltà di realizzazione. Basti pensare ai kolossal degli anni ’80 come Flash Gordon o Star Wars, che hanno comunque a che fare con l’immaginario del fumetto. Adesso che gli effetti speciali consentono di fare qualsiasi cosa, si riprendono milioni di storie disegnate, che negli anni hanno fatto breccia nel cuore degli appassionati, per renderle pellicole cinematografiche. Inoltre c’è stato un ricambio generazionale importante: tanti produttori cinematografici sono anche lettori di fumetti, a differenza delle generazioni precedenti. Credo sia stato il naturale evolversi di nuove correnti, fenomeno che da sempre si verifica in ambito letterario.
Secondo lei tutte queste trasposizioni cinematografiche snaturano l’essenza del fumetto oppure le danno maggiore risalto? Nota differenze sostanziali tra il fumetto e il film oppure le pellicole sono fedeli?
Generalmente c’è sempre un adattamento, è raro che siano stati realizzati film fedeli al 100% al fumetto. Solitamente vengono inserite delle innovazioni e a volte accade anche che riscuotano talmente tanto successo da essere inserite anche nel fumetto. Da lettore di fumetti, penso che il successo del film sia dato anche dalla scelta dell’attore che interpreta un personaggio o dal taglio che viene dato all’adattamento cinematografico. Non solo il mondo del cinema ma anche i videogiochi e i cartoni animati ampliano il pubblico di spettatori e appassionati, quindi non si può non riconoscere il vantaggio che il mondo del fumetto ha ottenuto da questa grandissima esposizione mediatica.
Com’è nata la sua passione per il mondo dei fumetti e quali sono le figure a cui ti sei ispirato di più nella tua formazione?
La mia passione è nata da bambino: ho sempre letto e disegnato tanto i fumetti. Mi sono innamorato di questa forma d’arte proprio negli anni in cui i cartoni animati giapponesi iniziavano ad essere trasmessi in televisione. Mi piaceva disegnare, mi divertivo e poi tutti mi dicevano che lo facevo bene. Devo ringraziare anche la biblioteca del mio paese (sono di Cavriago), che è sempre stata ben fornita di fumetti e questo mi ha permesso di attingere anche a tutto ciò che non riuscivo a comprare in edicola oppure a quello che non veniva più pubblicato poiché già considerato vecchio. Così facendo, ad esempio, ho scoperto Hugo Pratt, uno dei miei fumettisti preferiti. Ero molto autonomo nella scelta dei testi da leggere: ciò che vedevo in biblioteca e mi piaceva lo portavo a casa. Altri due fumettisti che mi hanno ispirato sono Frank Miller, autore di Sin City e di Batman, e Jim Lee, disegnatore americano (attualmente è l’editore e il Chief Creative Officer della DC Comics) che ho avuto la fortuna di conoscere (ha vissuto per un anno a Reggio) e con cui ho potuto lavorare.

Joker disegnato da Giuseppe Camuncoli
Qual è il personaggio o la storia a cui ha lavorato a cui è legato di più?
Non riesco a sceglierne uno: sono tutte mie creature quindi voglio bene ad ognuna di loro. Ne ho disegnati talmente tanti… Tutto ciò che ho fatto, l’ho sempre realizzato con amore e trasporto. Ho la fortuna di aver potuto disegnare tutti quei personaggi, da Batman a Spiderman a Star Wars, che da piccolo leggevo o guardavo in tv. In Giappone ancora non ho lavorato ma è un obiettivo futuro.
Ha 47 anni, abbastanza per avere ancora davanti una lunga carriera ma anche per guardarsi indietro e fare un bilancio. Rifarebbe il fumettista?
Alla fine dovevo fare questo percorso quindi sono contento sia andata così. Mi sarebbe piaciuto prendere la laurea perché comunque avevo dato tanti esami, mi ero impegnato molto ed era un settore che mi piaceva, ma disegnare fumetti penso che sia la mia strada e non sono pentito della scelta che ho fatto.

La copertina di Undiscovered Country disegnata da Giuseppe Camuncoli
Quali sono i progetti a cui sta lavorando?
Attualmente sto facendo molte copertine per Marvel (una delle case editrici più importanti del mondo, nda), soprattutto in ambito Star Wars. Devo farne una per l’adattamento a fumetti di Mandalorian. Sto disegnando cinque numeri della serie DC Comics dedicata a Joker e in più sto continuando a fare una serie a fumetti chiamata Undiscovered Country, un progetto di cui curo i disegni da due anni e di cui a breve dovrebbe essere realizzato l’adattamento cinematografico.
Cosa consiglia a chi vuole avvicinarsi al mondo comics e farne un mestiere?
Insegno fumetto americano alla scuola Comics e, ciò che dico sempre ai miei studenti, è che leggere tanto è fondamentale perché, facendo un paragone con il mondo musicale, è come se uno volesse fare musica senza ascoltarla. Bisogna studiare quello che hanno fatto gli altri prima di creare le proprie tavole. Di pari passo alla lettura bisogna affiancare ovviamente anche il disegno, scegliendo se intraprendere il percorso da autodidatta oppure frequentare una scuola.
Io, ad esempio, ho fatto un corso breve di fumetto alle superiori ma, tutto ciò che ho imparato lo devo a ore e ore di disegno e ricopiature di tavole altrui. Passione, attenzione, concentrazione e metodo sono sicuramente gli elementi più importanti.