LUZZARA (Reggio Emilia) – Lo scorso 17 novembre il Covid ha stroncato la 21enne luzzarese Martina Bonaretti, ricoverata pochi giorni prima all’ospedale di Guastalla. Siamo andati a Luzzara per incontrare il padre che ha ripercorso il dramma vissuto pochi giorni fa e che ha rivolto un messaggio a chi continua ad affrontare il virus con superficialità e scetticismo.
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“Martina era salita sull’ambulanza con le sue gambe, non avremmo mai pensato in un peggioramento così precipitoso nel giro di pochi giorni”. Lucio Bonaretti ha 52 anni. E’ un uomo forte. Ha deciso di sfidare il dolore, di non dargliela vinta. Di ricordare Martina provando a restare in piedi e immergendosi nel lavoro. E’ il titolare di una azienda artigiana, con sede accanto all’abitazione. Davanti a casa Lucio, la moglie Silvia e l’altra figlia Aurora, 16 anni, hanno piantato una piantina di ulivo. Simboleggia Martina – ci dice – quando apriamo la finestra al mattino la vediamo lì. Davanti al cancello dell’abitazione, amici e conoscenti hanno disposto lumini e ceri.
Lucio Bonaretti ha deciso di incontrarci non solo per ricordare Martina, ma anche per rivolgere un messaggio a chi del covid continua a fregarsene: “Il covid può arrivare ad uccidere, lo dico io che ho vissuto il dramma della morte di una figlia, bisogna fare attenzione, vedo ancora troppa gente senza mascherina. La cosa più tremenda è stato non poterle stare accanto quando è stata portata in ospedale, noi in famiglia vivevamo in simbiosi, sempre tutti insieme, sembrava quasi che l’avessimo abbandonata, questo è stato tremendo, sì”..
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