REGGIO EMILIA – Sergio Rabitti ha quasi 75 anni e abita al primo piano di via Ariosto 16 a Reggio da quando ne aveva 13. Ha fatto del colore e dell’ironia il tratto distintivo della pittura che l’ha reso noto, ma nel grigiore generale della giornata di umorismo ce n’è poco. La trave si è rotta nel suo appartamento. E’ stato lui a vedere il proprio soffitto afflosciarsi e a dare l’allarme.
“Ho sentito come una esplosione, non ho più la mia casa. Si è aperto in due il soffitto – dice con le lacrime agli occhi – Ho tanti amici, tante persone che mi vogliono bene, ma questa è una botta grossa”.
Per entrare deve indossare il casco, e la stessa cosa devono fare i residenti che, infreddoliti e bagnati, formano una piccola fila indiana e attendono di poter entrare qualche minuto per prendere un paio di indumenti, oggetti importanti per il lavoro o una cosa a cui sono particolarmente affezionati da tenere con sé nei prossimi giorni, non si sa quanti, che dovranno passare fuori casa.
“Soprattutto le medicine, ne devo prendere tantissime, poi qualche vestito, non ho neanche le mutande”. Ecco, Rabitti alla fine un sorriso l’ha fatto. Poteva andare molto peggio di così.
E gli altri residenti? “Per fortuna nessuno si è fatto male, però siamo un po’ storditi”: Sconsolati davanti ai loro negozi anche i commercianti coinvolti, che hanno fresco fresco nella memoria il ricordo della lunga chiusura durante il lockdown. “Sui tempi non sappiamo niente, lì dentro c’è tutta la nostra vita”.
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