REGGIO EMILIA – Un furto d’identità, da questo parte l’indagine durata almeno due anni, sviluppata dagli investigatori con tutte le difficoltà del caso durante il periodo della pandemia.
E’ il 2019 quando un cittadino si presenta in caserma a Scandiano e sporge denuncia. I carabinieri lo conoscono e capiscono velocemente il contesto: si tratta della spia di qualcosa di molto più grande. Ne sono convinti anche i sostituti procuratori Marco Marano e Giacomo Forte che con l’ex procuratore capo Marco Mescolini iniziano il lavoro investigativo ereditato poi dall’attuale procuratore Calogero Gaetano Paci con i pm Finocchiaro e Chiari.
Il procuratore Paci ha anche messo in luce, in risposta alla riforma ministeriale taglia intercettazioni, quanto queste in effetti siano strategiche in ambito giudiziario e che la spesa complessiva in questo caso sia stata di 168mila euro; per contro, hanno permesso allo Stato di accertare una frode da 30 milioni di euro con la successiva e ingente confisca di quote societarie.
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