REGGIO EMILIA – Il gruppo criminale si autodefiniva “team Reggio”: è quanto emerge dalle intercettazioni. A capo c’erano i fratelli Gionata e Samuel Lequoque, nati a Crotone e da tempo domiciliati in città. Al vertice del sodalizio anche Leonardo Ranati, con capacità organizzative e autonomia decisionale anche se con compiti attuativi ed esecutivi dipendenti dalle direttive degli altri due.
Il gruppo criminale – si legge nelle pagine dell’ordinanza – era dedito alla strutturazione di società appositamente create o strumentalizzate per la emissione di fatture per operazioni fraudolente, alla conseguente “vendita” dei “servizi” illeciti di falsa fatturazione a svariati imprenditori con un volume di fatturato inesistente che si aggirava in oltre 20 milioni di euro.
Intercettazioni, acquisizione di documentazione, perquisizioni e sequestri hanno permesso di accertare l’esistenza del sodalizio fino dal 2020. L’ufficio operativo era all’interno della società Passione Motori Srl in via Martiri di Cervarolo 74/5, zona Buco del Signore. Lì avveniva la maggior parte delle riunioni tra i sodali e da lì venivano gestite le diverse compagini societarie dipendenti dal sodalizio. Da quell’ufficio, sottoposto a intercettazioni ambientali, i capi e gli organizzatori inviano le direttive ai sodali, disponevano bonifici e facevano compilare i documenti fiscali per operazioni inesistenti.
Per i loro intenti gli organizzatori si avvalevano di società cartiere di fatto inesistenti, sia italiane sia estere, in particolare situate in Bulgaria, utilizzando le tipiche “frodi carosello” infracomunitarie. Per i capi dell’organizzazione è stata disposta la custodia cautelare in carcere, stessa misura anche per Spryridon Lempesys: dotato di una non irrilevante caratura criminale, è considerato il principale organizzatore della rete estera di società. Ai domiciliari, invece, i partecipi o prestanome: Stefania Greco, che teneva la contabilità dell’organizzazione; Francesco Campaniello, Giovanni Battista Moschella, che era anche consigliere dei vertici, Giambattista Di Tinco, Emilio Francesco Anastasio, Enrico Cavalli, Guido Cigni e Federico Angelo Ciasullo.
E’ stata disposta invece la misura interdittiva per il commercialista reggiano Roberto Vecchioni “indiziato di aver offerto la propria disponibilità al sodalizio del quale conosce le finalità illecite”, e il collega di Parma Gianfranco Grande. Non potranno esercitare la professione per un anno. In totale, sono 108 gli indagati e 81 le società coinvolte.
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