REGGIO EMILIA – La Dg Service è ben visibile a chiunque transiti sulla via Emilia e attraversi Calerno. L’azienda di noleggio furgoni, attrezzature edili, piattaforme aeree e macchine per il movimento terra ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni. Il suo legale rappresentante è Giambattista Di Tinco.
Parliamo di uno dei principali indagati nell’inchiesta delle ultime ore di guardia di finanza e carabinieri coordinati dalla procura, e allo stesso tempo di un nome già comparso nelle carte di un’ordinanza: quella dell’indagine Billions 2, dove, inquisito per frode fiscale, figurava tra i beneficiari della fabbrica cartiera. La prova, secondo gli inquirenti, erano le fatture false tracciate in uscita da società cartierie verso la Dg Service. “Va in ultimo evidenziato che la commissione del suddetto reato ha consentito all’indagato di conseguire un profitto illecito di 121.588 euro”, scrivevano i magistrati nel settembre 2020. Somma che gli venne sequestrata.
In questo caso Di Tinco, 48 anni, è indicato nella richiesta del pm come “amministratore occulto” di diverse società comunque riconducibili al sodalizio con un ruolo, si legge nelle carte, “di collaboratore e finanziatore all’interno del sodalizio, per aver garantito gli strumenti e le risorse necessarie, sia in termini economici che di capitali, per realizzare gli obiettivi del gruppo, fornendo anche supporto attraverso la predisposizione della documentazione amministrativa e contabile”.
E’ lui stesso, sempre secondo gli inquirenti, a esplicitare la sua appartenenza al sodalizio in alcune conversazioni intercettate in Billions ed entrate anche in questa nuova inchiesta, essenziali, per l’accusa, “per provare il suo contributo all’associazione per delinquere”. “Noi stiamo lavorando a go-go”, dice in una telefonata dell’ottobre 2020 nella quale si starebbe riferendo ai fratelli Lequoque e a Leonardo Ranati.
Giambattista Di Tinco e il padre Francesco vennero ascoltati come testi nel processo Aemilia ’92. Secondo la Dda di Bologna, in un capannone di Cella all’epoca di proprietà di Francesco venne nascosta la finta auto dei carabinieri utilizzata poi per andare a compiere l’omicidio di Giuseppe Ruggiero a Brescello. Ma Francesco, e anche Giambattista allora ancora minorenne, hanno sempre negato.
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