REGGIO EMILIA – Se nelle primissime ore il cerchio tendeva a stringersi, ora invece si allarga. E’ piuttosto evidente che il 22enne tunisino ritenuto responsabile dell’omicidio del 18enne connazionale Mohamed Ali Thabet abbia trovato aiuto per nascondersi e forse anche per spostarsi, visto che non risulta abbia mezzi propri.
Le ricerche sono una priorità per la procura e per i carabinieri, coadiuvati dalla squadra mobile della questura; ricerche che, dopo essersi concentrate nei primi giorni in provincia e nel confinante territorio di Modena – ovvero, seguendo la logica, a Sassuolo nelle zone in cui il 22enne era solito bazzicare e frequentate da persone senza fissa dimora che cercano riparo per la notte – si sono via via allargate alla regione e ora a livello nazionale.
Il lavoro degli inquirenti non è mai cessato e prosegue nel riserbo. Esiste il rischio che l’uomo, sulle cui responsabilità gli investigatori non hanno dubbi, possa ripetere gesti di violenza, anche per il fatto che risulta faccia uso di sostanze stupefacenti. Nella notte tra il 30 e il 31 maggio se l’è presa con quello che potremmo definire un suo amico: i due dormivano uno accanto all’altro quando è scoppiata la lite terminata con una coltellata inferta a Mohamed e che gli è risultata fatale.
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