REGGIO EMILIA – Il degrado in stazione che troppo spesso si macchia di sangue. Un video con immagini-shock, le vite al limite degli irregolari che riempiono le loro giornate di droga, alcol, furti, litigi furiosi. Una deriva senza fondo che contrassegna ormai da troppo tempo la zona della stazione e si è materializzata con i racconti fatti nella prima importante udienza in Assise sul delitto della notte del 31 maggio 2023, quando il tunisino 23enne Hadi Trabelsi accoltellò a morte il connazionale appena maggiorenne Mohamed Alì Thabet. Due giovani senza fissa dimora che si conoscevano da appena una decina di giorni, ma già in tensione fra loro per dispute relative al consumo di stupefacenti e miseri ricavi per vendite di biciclette e monopattini rubati.
I primi due testimoni legati all’inchiesta, cioè un luogotenente dei carabinieri e un ispettore della squadra mobile, illustrano in aula il video dell’orrore che dà uno spaccato da brividi su quanto accade di notte in stazione: colluttazioni, ombre che girano tutte armate di coltelli, la ricerca smodata di cocaina, crack, hascisc sistematicamente accontentata dagli spacciatori di turno. Sui monitor le botte fra i due tunisini per una storia di droga, poi l’aggressione mortale col fendente al torace e la terribile fine di Mohamed che si accascia sul primo binario.
Piange e chiede perdono l’assassino, reo confesso, quando durante la sofferta testimonianza il pubblico ministero Giulia Galfano gli chiede il perché di tanta violenza: “Mi ha provocato, offendendo mia madre ed ero impaurito perché lo sapevo armato e ho reagito, ma volevo solo impaurirlo. Chiedo scusa alla famiglia, se fossi morto al suo posto sarebbe stato meglio”.
L’accusa è omicidio volontario, aggravato dai futili motivi. Ma la battaglia legale sarà proprio sull’aggravante nella prossima udienza in cui verrà emessa la sentenza. Sul piatto il 27 settembre vi sarà la nuova richiesta di rito abbreviato con sconto di pena di un terzo come fa capire al termine il difensore Mattia Fontanesi (guarda il video).
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