NOVELLARA (Reggio Emilia) – “Saman è stata condannata a morte da tutta la famiglia” e la decisione di ucciderla non può essere maturata all’improvviso per una arrabbiatura in casa, la sera del 30 aprile 2021, come sostenuto invece dalla Corte di Assise di Reggio Emilia che, con la sentenza di primo grado, ha “offuscato la realtà”. E’ quanto sostenuto, nella sua requisitoria a Bologna in Corte d’Appello, dalla sostituta procuratrice generale Silvia Marzocchi nel processo di appello per l’omicidio di Saman Abbas, avvenuto a Novellara.
Nuovamente alla sbarra il padre, la madre, lo zio e due cugini della ragazza. I genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, sono stati condannati all’ergastolo in primo grado, lo zio Danish Hasnain a 14 anni, i due cugini Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz sono stati assolti. La procura in Appello si concentra principalmente sul riconoscimento della responsabilità di questi ultimi e sull‘aggravante della premeditazione, esclusa in primo grado. “Più parole avrebbero dovuto essere scritte per restituire l’inumanità, l’atrocità, il contesto e la modalità dell’uccisione di questa giovane ragazza – ha detto in aula Marzocchi – e meno parole erano necessarie, invece, rispetto a quelle che sono state scritte nella corposa motivazione, per valutare oggettivamente tutti i fatti e per comporli seguendo un ragionamento lineare, logico, rigoroso e rispettoso delle evidenze processuali”.
La sostituta procuratrice generale si è soffermata anche sul valore della testimonianza del fratello di Saman, valutando come attendibili le sue dichiarazioni: “Racconta le cose per come sono, dice sempre le stesse cose”. La pm reggiana Maria Rita Pantani, applicata nel giudizio di appello, ha ricostruito in aula la giornata del 29 aprile 2021, il giorno prima dell’omicidio, parlando del filmato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza dell’azienda agricola Bartoli, dove furono ripresi lo zio Danish Hasnain e i due cugini, con in mano delle pale. Per Pantani, “al di là di ogni ragionevole dubbio quel giorno hanno scavato la fossa, poi riempita il giorno dopo. Nessun lavoro venne loro commissionato”. Dunque, secondo la Procura generale della Corte d’Appello, la Corte di Assise di Reggio avrebbe eliminato prove decisive “travisando le dichiarazioni di testimoni, discostandosi dagli accertamenti peritali, fino a costruire uno scenario che offusca la realtà, che è purtroppo più basilare, nella sua drammaticità”.
La requisitoria, durata cinque ore, proseguirà lunedì pomeriggio, quando saranno formulate le conclusioni e le richieste di pena.
Reggio Emilia Novellara appello Bologna omicidio processo Saman AbbasSaman, l’accusa all’attacco: “La sentenza di primo grado offusca la realtà”. VIDEO