REGGIO EMILIA – C’è voluto l’inquietante tentativo di intimidazione ai danni del giudice Andrea Rat, rivelato venerdì scorso da TG Reggio, per scuotere la comunità reggiana. Associazioni, sindacati, Consiglio comunale, forze politiche di ogni colore si sono unite alle istituzioni, all’Associazione nazionale magistrati e agli avvocati nella condanna del gesto e nella solidarietà al giudice.
E’ una risposta confortante, ma il difficile viene adesso. Perché condannare le minacce è normale e doveroso. Assai più complesso è contrastare un fenomeno di rimozione dal dibattito pubblico e dalla consapevolezza collettiva della vitalità della criminalità organizzata nel nostro territorio e della sua capacità di rigenerarsi dopo gli arresti e le condanne.

Il giudice Andrea Rat nello studio di Decoder, a Telereggio, con i volumi della sentenza Aemilia
Questa rimozione è frutto certo della stanchezza di molti, dell’indifferenza di altri, ma è anche il risultato di un persistente tentativo di riscrittura della verità storica e giudiziaria accertata dai processi. Da parecchi anni ormai c’è chi va raccontando che le inchieste della Dda di Bologna sui rapporti tra cosche e politica hanno colpito di proposito alcuni innocenti e hanno invece risparmiato, sempre di proposito, i veri responsabili.
Nel marzo di due anni fa l’Ordine degli Avvocati di Reggio arrivò al punto di lanciare il sospetto che i magistrati inquirenti avessero volutamente evitato di indagare sui rapporti tra la politica locale e la criminalità organizzata. Le indagini dell’Antimafia, secondo l’Ordine degli Avvocati, erano “viziate da mancate verifiche delle segnalazioni degli organi investigativi” e costituivano “una violazione del principio di imparzialità”. E’ l’esatto contrario di quanto affermano il primo presidente della Corte di Cassazione, i vertici di Polizia e Carabinieri e tutte le sentenze dei processi di ‘ndrangheta. Ed è l’esatto contrario anche di quanto ha detto venerdì scorso a Decoder il giudice Rat.
Il 6 novembre scorso, due settimane prima di essere bersaglio del tentativo di intimidazione, Rat disse al nostro telegiornale di essere preoccupato per il silenzio che era calato sulle vicende di ‘ndrangheta. Il modo migliore per rispondere a coloro che hanno minacciato Rat, è quello di spezzare questo silenzio.
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