CAVRIAGO (Reggio Emilia) – Linee sinuose, colori sgargianti. Strumenti musicali da ammirare come opere d’arte, perché capaci di vibrazioni non tanto sonore, bensì visive, da percepire con gli occhi. La cifra stilistica porta la firma di Wandrè, al secolo Antonio Pioli, mente innovativa che nel 1957 diede vita nella sua Cavriago alla prima fabbrica italiana di chitarre elettriche. Scomparso nel 2004, settanta delle sue creazioni sono in mostra a Montecarlo, sulle pareti della galleria GM Design
‘Utilizzava forme, materiali e colori incredibili, considerando il periodo storico. E’ stato ispirato da Brigitte Bardot. Anche per questo sono un fan di Wandrè e della sua storia personale. Di lui amo tutto quello che è eccentrico, il lato da sognatore e il gusto estetico, totalmente psichedelico’
Maurice Suissa è un produttore musicale, grande collezionista di strumenti. Appartengono a lui gli esemplari in esposizione nel Principato di Monaco, sotto il titolo. ‘Space Age Movement’, perché è delle influenze suscitate dall’era spaziale che Wandrè è portavoce e addirittura precursore. Delle 40mila chitarre prodotte in circolazione se ne stimano 1500. Oggi la quotazione di un singolo pezzo può arrivare a 50mila euro, venticinque volte il valore di dieci anni fa. Tutt’altro che speculativo è però il fine del progetto lanciato dallo sfegatato fan francese del liutaio reggiano
‘Quello che mi interessa è mettere in luce l’artista Wandrè in quanto personalità geniale, piuttosto che speculare su un valore di mercato. L’obiettivo è fare rientrare la chitarra nel mondo dell’arte. Perché qui non si parla di oggetti prodotti in serie ma di sublimi oggetti d’arte. I soldi vengono dopo. Ciò che importa è fare rientrare nel tempio degli artisti uno dei suoi esponenti maggiori.’
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