POVIGLIO (Reggio Emilia) – Il carroponte si è mosso. Perché sia successo sarà la Procura, assieme ai carabinieri e ai tecnici dell’Ausl, a stabilirlo. E’ già stata aperta un’inchiesta sulla morte di un artigiano di 62 anni, Mario Ferrari, che si trovava sulla macchina che si utilizza per sollevare e spostare materiali e che è precipitato dal cestello, schiantandosi al suolo da 8 metri di altezza.
Non c’è stato scampo per lui, nonostante i sanitari inviati dal 118 arrivati con ambulanza, automedica ed elicottero da Parma siano rimasti sul posto a lungo. Il decimo infortunio mortale sul lavoro del 2020 – e il secondo in appena due settimane – è avvenuto alle 10.45 in via Montessori, zona industriale. Lì sono in corso lavori in un capannone della ditta Tmc che opera in ambito metalmeccanico.
Ferrari, che abitava a Cadelbosco Sopra, era uno degli artigiani impegnati nel cantiere edile. Dipendente di una ditta esterna, stava lavorando all’impianto elettrico. La sua salma è a disposizione della Procura che adesso recepirà il
risultato degli accertamenti dei tecnici dell’Ausl e le testimonianze che raccoglieranno i carabinieri tra chi era presente. Alcuni hanno visto la scena e sono sotto choc.
“Ora basta dice, tramite un comunicato, il sindacato generale di base di Reggio Emilia, riportando i numeri delle morti bianche di quest’anno. “Una media di una vittima al mese nel Reggiano”. Decessi per i quali l’Sgb incolpa il precariato, l’assenza di controlli, il taglio alle spese per la sicurezza, sostenendo che “continua a esservi pochissimo interesse da parte delle istituzioni: perfettamente allineate alle logiche del profitto, ormai ragionano solo per economia e produttività mettendo in secondo piano la salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori”.
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