REGGIO EMILIA – “E’ stata una notizia che mi ha lasciato incredulo, questa è stata la prima sensazione. Poi sono arrivate le prime conferme anche dirette, personalmente sono rimasto molto colpito”. Queste le parole del responsabile del settore giovanile della Pallacanestro Reggiana Andrea Menozzi, che ha potuto allenare un giovanissimo Kobe Bryant.
La notizia della sua morte si è abbattuta all’improvviso anche su Reggio Emilia. Qui non solo si celebra l’immenso talento di uno dei più forti giocatori del basket della storia, si ricorda il bambino che vestiva la maglia delle giovanili biancorosse, che già stupiva il pubblico del Palabigi negli intervalli delle partite delle Cantine Riunite in cui giocava il padre Joe Byant.
“Decidemmo di aggregare Kobe con i ragazzi più grandi – ha raccontato a Tg Reggio Menozzi – perché era più avanti come pallacanestro, come qualità fisiche. Sentire questo ragazzino americano che parlava un italiano perfetto con un accento toscano era una cosa molto simpatica, la qualità che emergeva come giovane giocatore di pallacanestro era la serietà che metteva nell’attività sportiva, oltre alla classe che aveva in comune con il papà”.
Kobe Bryant ha vissuto a Reggio Emilia dal 1989 al 1991. Ha abitato in città, poi a Montecavolo. Ha frequentato le scuole San Vincenzo. Un legame, quello tra la stella dell’Nba e la nostra terra, che non si è mai spezzato. “Nel 2016 è venuto a Reggio – ha ricordato Menozzi – Aveva chiesto di andare in un campetto e rivedere i suoi amici, è stata una bella sorpresa. Gli ho chiesto se si ricordava di me, ci ha pensato un attimo e ha detto ‘ah, il coach…’. E’ stato un pomeriggio molto emozionante”.
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