REGGIO EMILIA – Risale a due anni fa la richiesta di archiviazione delle indagini sull’incendio in via Turri che nel 2018 costò la vita a Mohamed e Malika Bahik, marito e moglie che morirono soffocati dal fumo sul proprio pianerottolo di casa. Una richiesta che la pm Maria Rita Pantani si era vista costretta a depositare dato che gli indizi raccolti erano stati ritenuti irrilevanti dal gip e dal tribunale del Riesame.
Ne è seguita una richiesta di opposizione all’archiviazione, formulata dai due figli e altri parenti della coppia, seguiti dagli avvocati Giacomo Fornaciari e Zakaria Abouadib. La speranza legata a questo tentativo di tenere aperto un fascicolo che facesse luce sulla morte della coppia di genitori si è ora spenta. Il Gip Silvia Guareschi ha deciso di respingere la richiesta dei famigliari delle vittime, ritenendo che non esistano elementi sufficienti per fare nuove indagini sull’accaduto.
La disgrazia avvenne la sera del 9 dicembre 2018, quando un rogo divampò nelle cantine del condominio al civico 33 di via Turri. Il fumo comportò l’intossicazione di 38 persone e soprattutto uccise i coniugi Bahik. Un nome fu scritto nel registro degli indagati, quello di un residente nel condominio di fianco accusato dalla procura di avere appiccato il fuoco. Nei confronti del sospettato è stato confermato quanto già deciso anche dal tribunale del Riesame, ovvero la mancanza di indizi tali da da giustificare un procedimento per omicidio colposo preterintenzionale, questo era il reato ipotizzato. Il giudice ha allo stesso modo ribadito come non ci siano responsabilità da parte dell’amministratore di condominio. Anche l’aspetto delle misure di sicurezza esistenti nello stabile è stato ritenuto sufficientemente indagato dal punto di vista penale.
Delusi dall’esito del ricorso, i familiari hanno preso atto di doversi arrendere e stanno ora valutando di agire in sede civile.
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