NOVELLARA (Reggio Emilia) – E’ entrato in aula ammanettato, ha ascoltato le accuse a suo carico: sequestro, lesioni, omicidio. Poi ha dato battaglia: “E’ tutto falso“, ha detto ai magistrati che compongono il collegio de la Chambre de l’instruction, la “camera investigativa”.
“Forse qualcuno mi ha visto? – ha chiesto loro – E’ il padre di Saman che ha detto che era stato lo zio, cioè io. Non capisco come si sia arrivati a questo mandato a livello dell’Interpol”. Poi la corte lo ha zittito, dicendo che non era la sede per entrare nel merito della questione, e ha rinviato la decisione al 20 ottobre, chiedendo nel frattempo all’Italia un complemento di informazione sul caso. Lo zio di Saman Abbas, Danish Hasnain, in carcere da una settimana dopo il blitz del 22 settembre in un appartamento di Rue de Muriers a Parigi nel quale il latitante si trovava con altri pachistani, ha “rifiutato l’estradizione”. Significa che si è opposto al fatto che la Francia lo consegni all’Italia. E’ sua facoltà, e il 20 la corte si esprimerà. Non è dato sapere se, in caso di rigetto dell’opposizione, già quel giorno possa avvenire l’estradizione.
“Per noi il lavoro inizia adesso. Il 20 ottobre sottoporremo i nostri argomenti. Bisogna capire se questo mandato europeo sia conforme o no al diritto internazionale, alle convenzioni internazionali, al diritto europeo che unisce la Francia e l’Italia”, ha detto Layla Saidi, l’avvocato francese di Danish che Tg Reggio aveva intervistato qualche giorno fa.
L’udienza è avvenuta in una affollatissima vecchia sede della Corte d’Appello di Parigi, visto che si discuteva anche della strage terroristica al Bataclan e degli arresti di aprile degli ex brigatisti italiani, con Giorgio Pietrostefani, cofondatore di Lotta Continua e dirigente delle Officine Reggiane negli anni ’80, assente dall’aula per malattia.
C’era voluta appena una settimana per l’estradizione di Ikram Ijaz, cugino di Saman, anche lui indagato per omicidio, anche lui rintracciato in Francia, a Nimes, ma il giovane non si era opposto. Finché Danish non sarà in città, gli inquirenti reggiani non hanno facoltà di porgli domande, mettendo così a confronto le sue eventuali dichiarazioni con le parole del testimone chiave, il fratellino di Saman, che dice che lo zio gli rivelò, la stessa sera del 30 aprile, di aver ucciso la sorella.
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