REGGIO EMILIA – Continua il nostro viaggio alla scoperta dei nomi delle strade cittadine, con la collaborazione della fototeca Panizzi. In una precedente puntata siamo partiti dal periodo medioevale, in questa invece ci addentriamo nell’età moderna, dal 1500 al 1700.
L’attuale via Vezzani, laterale di via Toschi all’altezza di palazzo Pratonieri, in un documento del 1458 era chiamata contrada de Boionibus, dal nome della famiglia Boioni che vi possedeva un palazzo. Via Fornaciari era via del Torrazzo, citata nel 1551 per il banco tenuto dall’ebreo Abramo e per una bottega di panni del figlio Leone. Via dell’Aquila, nel ghetto ebraico, prese il nome nel 1670 dallo stemma estense con l’aquila collocato all’imbocco del portone che isolava il quartiere. Via della Croce Bianca e vicolo Colombina portano il nome delle osterie che vi avevano sede. Via Calderini e via Guidelli erano entrambe via della Beccaria, sedi delle macellerie comunali di pollame e suini.
Ancora, via Naborre Campanini era la contrada dei Bastardini perché sul lato dell’isolato San Rocco gli ospedali di San Pietro e San Matteo raccoglievano i trovatelli abbandonati. L’attuale via San Girolamo era via degli Erasmi, casato di nobiltà cittadina il cui edificio fu poi acquistato dalla comunità per destinarlo a magazzino militare, mentre la vicina via Giorgione era via Cavagni, residenza di un’altra famiglia di prestigio venuta a stabilirsi a Reggio Emilia nel Seicento.
La reputazione di Via Cavagni, o Cavagna, precipitò nella considerazione pubblica quando divenne strada della prostituzione, con le case di tolleranza. I suoi edifici degradati sono stati in gran parte abbattuti nel secondo Dopoguerra e sostituiti da palazzi moderni. Così come quelli del rione Borgo Emilio, il quartiere del Popol Giost, anch’esso demolito per far posto a fabbricati scolastici. Qui c’erano le vie scomparse Francotetto e Cent’usci. La denominazione “cento usci” stava forse a indicare il dedalo di vicoli e porticine di residenti che avevano buoni motivi per allontanarsi di soppiatto dalle case all’eventuale arrivo di gendarmi.
Gian Piero Del Monte
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