REGGIO EMILIA – Iniziamo da oggi un viaggio nell’odonomastica della città di Reggio. L’odonomastica è lo studio dei nomi delle strade, una branca della toponomastica. Ci aiuteranno in questo itinerario le immagini della fototeca Panizzi. Partiamo da lontano, dall’epoca medioevale.
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Per gli esperti sono gli odonimi, ma possiamo chiamarli più semplicemente i nomi delle strade. Nella Reggio medioevale erano frutto dell’inventiva dei residenti, che li ricavavano da mestieri, da edifici religiosi, da famiglie influenti. All’inizio del Trecento le 19 contrade di Reggio, equivalenti alle moderne vie, furono citate nel “libro dei fuochi”, un registro nato per ragioni fiscali, per determinare il riparto della gabella del sale sulle famiglie. Alcuni nomi sono arrivati fino a noi nella versione originaria: via Campo Marzio, via Tavolata, via Cambiatori, vicolo Mozzo, via Gazzata, confinante con l’orto della chiesa di Sant’Agostino, via Fiordibelli, abitata dalla famiglia omonima. Altre strade hanno cambiato denominazione nel corso dei secoli: contrada Asinaria, allora ricca di stalle per questi quadrupedi, è diventata via Monte Cusna; contrada Stufa è via Angelo Secchi; contrada Francia è via S. Martino. Facile riconoscere nei mestieri i nomi di via del Carbone, mercato di questo prodotto; via della Concia, via delle Ortolane. In via del Follo e in vicolo del Folletto c’erano lavorazioni della lana e delle pelli. Via Galgana era percorsa da un canale e ospitava un mulino delle galle, escrescenze vegetali il cui tannino era usato per la concia e la tintura delle pelli. In via delle Scodelle, attuale via Roggi, a porta San Pietro, c’era una fabbrica di vasellame in ceramica. Contrada delle Purghe era il nome dell’attuale via delle Quinziane: nel purgo i tessuti di lana venivano liberati dal grasso servito per la loro lavorazione. Via della Morte era il nome dell’odierna via Guasco, i cui residenti chiesero la modifica per la difficoltà ad affittare le case. C’era il vicolo del Boia, oggi via Arcipretura, e lì abitava un personaggio che incuteva paura, addetto alle esecuzioni capitali. Il Broletto, o Brolo, era l’orto dei canonici del Duomo.
Gian Piero Del Monte
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