REGGIO EMILIA – Terza puntata del viaggio alla scoperta dell’odonomastica della città. Lo studio dei nomi delle strade ci porta all’Ottocento, al ducato estense, al Risorgimento e all’Unità d’Italia, col patrimonio di immagini della fototeca Panizzi.
E’ nell’Ottocento che si avvertì l’esigenza di identificare con precisione la dimora di ogni cittadino. Dopo la restaurazione, la municipalità reggiana nel 1824 pose mano alla questione fissando le denominazioni in uso, mettendo targhe agli angoli delle vie, creando la numerazione degli edifici in ogni singola strada.
Intanto, il ducato estense celebrava i suoi fasti. Nel 1842 fu abbattuto l’isolato Guaschi, visibile nelle mappe d’epoca, e fu creata piazza Adelgonda, in onore della principessa di Baviera divenuta moglie del duca Francesco V d’Este con l’erezione di un obelisco di granito. Ma nel 1859 il duca fu costretto alla fuga, dietro l’avanzata delle truppe piemontesi.
Col nuovo potere politico la piazza fu intitolata a Vincenzo Gioberti, patriota risorgimentale e filosofo, e l’obelisco fu consacrato ai primi martiri del Risorgimento. Per accogliere re Vittorio Emanuele II, che arrivava in treno alla stazione, nel 1860 fu abbattuto il bastione delle mura di porta San Pietro per far posto alla barriera daziaria, che gli fu poi dedicata. Negli anni a seguire piazza d’Armi, usata per le esercitazioni delle truppe, diventò piazza Cavour; i due tratti congiunti di via San Giorgio e di via degli Spadari mutarono il nome in via Carlo Maria Farini, medico ravennate e patriota. La strada maestra di porta Castello, conosciuta come stradone del Passeggio voluto dal duca Ercole III, venne dedicata a re Umberto I.
La morte di Giuseppe Garibaldi, nel 1882, fu vissuta con intensità emotiva a Reggio con negozi chiusi per lutto e la decisione del Consiglio comunale di intitolargli il corso della Ghiara. Nel 1883 piazza del Duomo, o piazza Grande, fu dedicata a Vittorio Emanuele II, morto cinque anni prima; via delle Grazie diventò via Giuseppe Mazzini; la via adiacente al teatro Ariosto fu intestata a Benedetto Cairoli, ex garibaldino e presidente del Consiglio, per aver salvato la vita a re Umberto I in occasione di un attentato a Napoli da parte di un giovane anarchico.
Gian Piero Del Monte
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