REGGIO EMILIA – Il nostro viaggio nell’odonomastica cittadina ci porta alle strade cancellate. Sono le intitolazioni volute dal regime fascista e modificate dopo la Resistenza e la nascita della Repubblica.
Ogni regime dittatoriale celebra le date dei propri anniversari. Lo ha fatto il fascismo anche a Reggio, usando l’odonomastica, la titolazione di strade e piazze. Liberata l’Italia, il nuovo governo democratico della città ha provveduto a rimuovere le tracce della dittatura. Villaggio Mussolini, nel quartiere di Roncina, è diventato Villaggio Enrico Foscato, partigiano morto in combattimento a Pieve Modolena.
Cancellato il nome Parco del Littorio, i giardini pubblici della città sono stati ribattezzati Parco del Popolo. Identica sorte per un manipolo di fascisti rimasti uccisi nel corso di assalti squadristici: il nome di Alfeo Giaroli, in Gardenia, è stato sostituito con quello di Antonio Piccinini, candidato socialista al Parlamento nel 1924, prelevato dalla sua abitazione e trucidato; annullata l’intitolazione a Onesto Ferrarini, squadrista di Castelnovo Sotto, e assegnata a Giovanni Bolognesi, presidente del consorzio cooperativo che costruì la ferrovia Reggio-Ciano; depennato Gino Germini, morto in un assalto squadrista a Scandiano, e celebrato Antonio Vergnanini, segretario generale della Lega delle cooperative nel primo Novecento; tolto il nome di Italo Tedeschi, squadrista morto a Praticello di Gattatico, e onorato quello di Aldo Dall’Aglio, comandante partigiano caduto a Villaminozzo, medaglia d’argento al valor militare.
Viale XXVIII ottobre, anniversario della marcia su Roma, è diventato viale Ettore Simonazzi, partigiano deceduto in combattimento allo Sparavalle; piazza XXIII marzo, anniversario della nascita del movimento di Mussolini, è diventata piazza XXV Aprile, data della Liberazione. Depennato Atos Maramotti, giovane squadrista morto nell’assalto alla Camera del Lavoro di Torino, la via del centro è stata intitolata a don Giuseppe Andreoli, primo martire del Risorgimento; tolto il nome di Italo Balbo, gerarca fascista, ecco viale Magenta, luogo simbolo delle battaglie per l’indipendenza d’Italia.
Gian Piero Del Monte
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