REGGIO EMILIA – Nell’ultimo trentennio, dal 1990 a oggi, sono state 373 le nuove intitolazioni di strade nel Comune di Reggio, su 1682 complessive. Un lavoro di competenza di una commissione toponomastica che invia le proprie indicazioni alla Giunta comunale.
Intitolare vie e piazze non è compito da poco: significa promuovere una memoria collettiva della comunità. A indirizzare le scelte non sono più re o regine, generali o conquiste coloniali, ma piuttosto le vittime di persecuzioni, di stragi e attentati, persone che hanno perso la vita in servizio per lo Stato o facendo volontariato.
Fra le ultime intitolazioni abbiamo viale Martiri delle foibe a Coviolo, una via dedicata ai caduti del muro di Berlino, un viale che ricorda i Martiri di piazza Tien An Men, una pista ciclo-pedonale nel parco Il Diamante del quartiere Orologio in memoria dei Martiri di Lhasa in Tibet.
Una via e un monumento rievocano la morte del giovane fotografo reggiano Claudio Zavaroni nella strage allo stadio Heysel, in cui morirono 39 persone. I nuovi eroi sono i giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio in Somalia, in circostanze mai chiarite, mentre indagavano su traffici di rifiuti e di armi.
Sono il giornalista Enzo Baldoni, la giovane pacifista americana Marla Ruzicka e Nicola Calipari, funzionario del Sismi, tutti uccisi in Iraq; Maria Grazia Cutuli, giornalista assassinata in Afghanistan; Velmore Davoli, volontario reggiano scomparso in Kossovo per la caduta dell’aereo su cui viaggiava.
Tutte queste vie confluiscono in viale Caduti in Missioni di Pace. E poi ci sono le intitolazioni a Stefano Biondi, agente scelto della polizia di Stato, investito da trafficanti di droga a un posto di blocco al casello autostradale, e al vigile del fuoco Maurizio Marconi, morto folgorato in servizio.
Gian Piero Del Monte
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