REGGIO EMILIA – “Alberto non era più Alberto”. Sono parole di Sandra Campanini, la persona che forse più di tutte conosceva profondamente il critico d’arte Alberto Agazzani. Lei, assieme ad alcuni fidati amici, lo aveva aiutato e sostenuto nei momenti più difficili, quelli dai quali sembrava non essersi mai ripreso.
Lo spartiacque nella vita di Agazzani a luglio del 2015, quando un tremendo incidente gli ha cambiato la vita, mettendolo a dura prova nel fisico ma soprattutto nella mente. La ricostruzione è sempre della Campanini. Mesi di terapie per tornare a camminare, la neurologia, una persona dal carattere istrionico ed esplosivo e nello stesso tempo estremamente raffinato ed elegante, colto e amante dell’arte e della vita che si guarda allo specchio e non si riconosce più. Che ha pesanti vuoti di memoria, sullo sfondo i problemi economici.
E’ Sandra che lo trova la mattina del 16 novembre 2015, morto suicida a 48 anni nella sua casa in via Farini, dove viveva con gli adorati gatti. Per la Campanini, che si dice basita per la ricostruzione emersa in tribunale, “Alberto era una persona fragile, con un’emotività amplificata, che ha deciso di andarsene elegantemente”. Questa la lettura dei fatti di chi lo conosceva bene.
Un’altra lettura è quella che è emersa a sorpresa durante l’udienza nel processo per la sua eredità, in cui è imputato Marco Lusetti, ex vicesindaco di Guastalla, per falso in testamento olografo e truffa. Per Maria Paola Bonasoni, medico specializzato in anatomia patologica e consulente tecnico della Procura e della pm Maria Rita Pantani, sarebbe compatibile l’ipotesi che ci sia stata l’azione di terzi. Insomma, che si possa essere trattato di un omicidio camuffato. Dalla camicia stirata e spiegazzata solo sotto le ascelle come una persona che è stata sollevata di peso, la scarsa altezza scelta per l’impiccagione, la cintura al suo collo chiusa dall’alto, la possibilità che fosse sedato prima del gesto. Sospetti, ipotesi.
In un primo momento, la sua morte fu catalogata come suicidio, l’indagine scattò tardiva, il corpo era stato cremato e il sopralluogo avvenne soltanto a marzo 2016. Ora, dopo 7 anni, questa nuova ricostruzione, forse nuove indagini, sicuramente una nuova udienza a maggio. Mentre chi lo conosceva come un fratello è convinta “Alberto adesso sta bene, è sereno”.
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