REGGIO EMILIA – Il mercato del lavoro ha conosciuto negli ultimi anni alti e bassi e profonde trasformazioni. Sul fronte del lavoro dipendente, i cambiamenti maggiori sono legati alla precarizzazione dei rapporti e all’introduzione di una miriade di tipologie contrattuali, che spesso hanno fatto crescere il numero degli addetti, ma hanno frammentato il mercato e penalizzato i lavoratori. Se si guarda, invece, al lavoro autonomo, il dato più appariscente è proprio la sensibile diminuzione del numero dei lavoratori.
Ecco cosa è successo nella nostra provincia sulla base dei dati dell’Inps. Gli artigiani, che nel 2015 erano 27.544, nel 2021 erano scesi a 22.514, con una flessione superiore al 18% in sei anni. I commercianti, invece, sono passati dai 19.099 del 2015 ai 15.502 del 2021; il calo in questo caso sfiora il 19%. In poco più di un quinquennio, dunque, Reggio ha perso più di 8.600 tra artigiani e commercianti. Sono numeri impressionanti, dietro ai quali c’è un insieme di fattori: per il commercio sicuramente la concorrenza mortale degli acquisti online, per gli artigiani forse il difficile ricambio generazionale che si aggiunge a problemi cronici come il peso della burocrazia. Sta di fatto che in pochi anni siamo passati da quasi 47mila artigiani e commercianti a 38mila.
Nel mondo del lavoro autonomo, però, ci sono anche categorie con il segno più. Li registrano le statistiche su figure professionali che a volte sono ai margini del mondo del lavoro e non di rado sono autonome non per scelta ma per mancanza di alternative. E’ il caso dei collaboratori iscritti alla gestione separata dell’Inps, cresciuti da 10mila a 12mila, oppure dei professionisti senza cassa, cioè i lavoratori indipendenti che svolgono un’attività professionale non regolamentata da un albo: dal 2017 sono aumentati del 22% e oggi in provincia di Reggio sono quasi 3.800.
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