CASALGRANDE (Reggio Emilia) – Divieto di svolgere qualsiasi tipo di attività spirituale. La misura, che suona come una condanna, è valida sui territori amministrati dalla diocesi nei confronti di Claudio Crescimanno e Andrea Maccabiani. Si tratta dei due sacerdoti che da tempo celebrano messe, rigorosamente in latino, senza autorizzazione da parte della Diocesi. Il tutto avviene presso una cooperativa agricola sui colli di Casalgrande Alto. Funzioni che ciclicamente hanno fatto discutere.
All’epoca dell’emergenza Covid, ad esempio, si parlò del mancato rispetto delle disposizioni anti-pandemia durante le adunanze dei fedeli. Accorgimenti che la curia aveva invece adottato. Eventuali posizioni no-vax non c’entrano tuttavia con quest’ultimo provvedimento, arrivato dopo che Crescimanno e Maccabiani hanno illustrato le proprie posizioni in sede di contraddittorio, nel procedimento che era stato avviato con la supervisione della Santa Sede. Procedimento che ha ribadito le irregolarità che già avevano portato a più di una diffida da parte della Diocesi e a corrispondenti comunicazioni diffuse alle parrocchie anche modenesi, vista la presenza di fedeli arrivati dalla provincia confinante, in particolare da Sassuolo.
A Crescimanno viene contestata la “disobbedienza alla disciplina ecclesiale circa l’azione liturgica e l’amministrazione dei sacramenti” così come “l’appoggio a un presbitero ordinato illecitamente da un vescovo scismatico”. Il presbitero in questione è Andrea Maccabiani, al quale viene contestato proprio “il fatto di essere stato consapevolmente ordinato presbitero da un vescovo scismatico incorso nella pena della scomunica, nella persona di Mons. Richard Williamson”.
Contraddistinte da un tradizionalismo estremo, le attività della piccola comunità, nota anche come “cittadella della divina misericordia”, erano finite per la prima volta sotto i riflettori nell’autunno di due anni fa. E’ stato appurato come Don Crescimanno avesse cominciato a professare a Casalgrande senza dare comunicazione né al suo vescovo di riferimento, quello di Isernia, né a quello ospitante.
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