CASTELNOVO SOTTO (Reggio Emilia) – Sono parroco in un comune della bassa reggiana, come capita in tutt’Italia le liturgie e i riti pubblici sono stati sospesi, con dolore, ma comprendendo la situazione lo abbiamo fatto cercando di non abbandonare la cura della nostra relazione con Dio che per i credenti è una necessità non prorogabile, a livello delle altre esigenze vitali che vanno tutelate.

Don Paolo Tondelli (foto La Libertà/Diocesi di Reggio Emilia)
In questi giorni è arrivata anche l’ordinanza della regione di chiusura al pubblico dei cimiteri, così che un morto non può essere accompagnato dai suoi parenti stretti né in chiesa, né al cimitero. Come prete mi capita però ugualmente di essere chiamato a stare vicino e accompagnare chi sta attraversando questo momento difficile della propria vita.
Così mi trovo davanti al cimitero, con tre figli di una madre vedova morta da sola all’ospedale perché la situazione attuale non permette l’assistenza dei malati. Loro non posso entrare al cimitero, i provvedimenti presi non lo permettono. Così piangono: non hanno potuto salutare la madre quando ha smesso di vivere, non possono salutarla neanche ora mentre viene sepolta. Ci fermiamo al cancello del cimitero, per strada, dentro di me sono amareggiato e arrabbiato, mi viene un pensiero forte: neanche un cane viene portato così alla sepoltura.
Credo si sia un attimo esagerato nell’applicare le norme in questo modo, stiamo assistendo a una disumanizzazione di momenti imprescindibili della vita di ogni persona, come cristiano, come cittadino non posso tacere, eppure sono costretto ad assistere al cancello del cimitero che lentamente si chiude lasciando fuori questi tre figli che si attaccano alle sbarre piangendo fino all’ultimo sguardo che possono dare alla madre che, insieme a sconosciuti, si avvia alla sepoltura.
Non potrei, ma insisto per poter entrare, questa madre non andrà da sola fino al suo sepolcro: ancora prima che una questione cristiana si tratta di una esigenza umana. Mi chiedo: veramente far entrare i tre figli in un cimitero vuoto rappresenta un assembramento pericoloso per la salute pubblica?
Sento i miei superiori, ma non c’è risposta. Sento il sindaco, ma occorre attenersi all’ordinanza anche se si ritiene che non abbia un gran senso ed effetto sulla situazione. Mi chiedo se in alcuni casi la nostra coscienza ci imponga di agire più liberamente rispetto a quanto normativamente ci viene chiesto, di fronte a una assurdità concreta.
Chiese e cimiteri chiusi per i morti e i loro parenti, rimane solo la strada. Oggi questa famiglia, domani un’altra e io già soffro. Mi dico: stiamo cercando di difendere la vita, ma stiamo rischiando di non salvaguardare il mistero che ad essa è legato.
don Paolo Tondelli
Parroco di Castelnovo di Sotto