REGGIO EMILIA – Lo scorso 5 novembre la Cgil è stato l’unico sindacato a non sottoscrivere l’ipotesi del nuovo contratto nazionale di lavoro del comparto scuola, peraltro già scaduto poiché riferito al triennio 2022-2024.
Nella sede reggiana della Camera del Lavoro, la segretaria provinciale della Flc, che a livello nazionale è diventato il primo sindacato del settore pubblico per rappresentatività – ovvero addetti Rsu più iscritti – ha spiegato le ragioni. ‘Il problema su cui abbiamo posto l’attenzione è salariale – Tatiana Giuffredi . Questo nuovo contratto contiene una parte economica che svilisce ulteriormente gli stipendi dei lavoratori, prevedendo un aumento effettivo che copre solo il 6% rispetto a un’inflazione molto più alta subita dagli stipendi in questi tre anni. Un aumento che, in termini reali, comporterà per il personale Ata una quota media mensile di 45 euro lordi in più e per i docenti solo di 62 euro in più. Riteniamo tutto questo non diginitoso, inaAitccettabile dal nostro punto di vista’.
La sperequazione tra aumento di stipendio, lordo, del 6% e inflazione al 17% basta e avanza, per la Cgil, per dire no. L’obiettivo, secondo Giuffredi è ‘portare avanti una piattaforma rivendicativa chiara che pretende per la scuola risorse adeguate’.
Altro punto che sta a cuore alla segretaria è la campagna vertenziale per il riconoscimento della carta docenti anche per gli insegnanti precari con incarichi fino al 30 giugno, privati del bonus annuale di 500 euro per la formazione. A Reggio Emilia, i ricorsi presentati fino a oggi hanno coinvolto 581 docenti. Gli importi, a oggi riconosciuti, raggiungono i 659.500 euro, a cui vanno aggiunti altri 145.500 euro per gli importi previsti per i ricorsi ancora in attesa.
Non da ultimo c’è il tema del personale Ata, le cui condizioni lavorative, ricorda la segretaria, sono in peggioramento: ‘I collaboratori scolastici, gli assistenti lavorativi e tecnici lavorano 36 ore la settimana e hanno gli stipendi più bassi all’interno del settore della scuola, che è il settore che li ha più bassi tra quelli pubblici nel nostro Paese’. Per un docente italiano, infatti, lo stipendio medio è di 33mila euro, lordi, l’anno.
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