BRESCELLO (Reggio Emilia) – Responsabilità, quelle dietro l’esondazione di Lentigione, sulle quali è chiamato a far luce un processo. Un iter lungo, nel quale molti cittadini ripongono la speranza di vedersi riconoscere risarcimenti
Per gli abitanti di Lentigione c’è un prima e un dopo. In mezzo scorrono gli indelebili momenti dell’esondazione dell’Enza. In seguito alla rottura dell’argine destro, furono circa 10 milioni i metri cubi di acqua che si riversarono sull’abitato. Da quattro giorni il maltempo non dava tregua, con precipitazioni cominciate deboli per diventare sempre più intense a partire dal 10 dicembre, in particolare, sulla parte montana del bacino del fiume. Nelle ore successive, si unì il parziale scioglimento delle nevi dovuto all’aumento delle temperature in quota, fenomeno che contribuì all’afflusso complessivo del corso d’acqua e alla sua tracimazione. Nell’arco di questi anni sono state eseguite diverse opere per garantire la sicurezza idrica, tramite interventi di contenimento. Edmondo Spaggiari, presidente del comitato cittadino formatosi in seguito all’alluvione, rinnova l’appello a mantenere pulito l’alveo del torrente.
L’attenzione del comitato si concentra, poi, sul processo che ha preso il via lo scorso marzo: tre gli imputati che devono rispondere in concorso di inondazione colposa. Si tratta dei tecnici di Aipo Massimo Valente, Mirella Vergnani e Luca Zilli. Secondo il pm, l’evento sarebbe dovuto alla mancata manutenzione e alla sottovalutazione della piena cui è legato il mancato posizionamento di sacchi di sabbia sul punto più basso dell’argine. La prossima udienza del processo è in programma il 19 e 20 gennaio 2023, quando terminerà l’ascolto dei testimoni chiamati dall’accusa.
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