REGGIO EMILIA – Si è avvalso della facoltà di non rispondere Giulio Cornelli, il 38enne informatico reggiano arrestato sabato scorso nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano che ha smascherato una organizzazione specializzata, secondo le accuse, nello spionaggio illecito e nel furto di dati riservati di politici, imprenditori, manager, ma anche persone comuni.
Cornelli nell’interrogatorio di garanzia tenutosi al palazzo di giustizia di Milano, davanti al giudice per le indagini preliminari Fabrizio Filice, ha reso tuttavia alcune dichiarazioni spontanee. “Il mio assistito – fa sapere l’avvocato Giovanni Tarquini – ha affermato che intende chiarire che non si riconosce nella rappresentazione che di lui esce dall’ordinanza e prende le distanze da un eventuale mondo criminale che non gli appartiene”.
L’interrogatorio è durato circa 30 minuti. Cornelli ha poi fatto ritorno a Reggio, nella sua abitazione dove dal 26 ottobre è stato posto agli arresti domiciliari con tanto di applicazione del braccialetto elettronico. Il 38enne, secondo gli inquirenti, era il tecnico del sodalizio e gestiva l’apparato informatico e telematico della società Equalize Srl, azienda di investigazioni con sede a Milano ritenuta il centro nevralgico del sistema di spionaggio non autorizzato. Ma non solo, Cornelli, sempre secondo le accuse, si occupava di tutte le attività illegali del gruppo, comprese le intercettazioni abusive e l’acquisizione illecita di dati fiscali.
Non sono state ancora fissate, per il momento, le udienze al tribunale del Riesame al quale la procura antimafia ha fatto ricorso per chiedere il carcere per i quattro finiti ai domiciliari – tra cui lo stesso Cornelli – oltre che per altri 9 dei 60 indagati.
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