REGGIO EMILIA – Un’intricata rete costituita da hacker, consulenti informatici, agenzie private di intelligence e poliziotti, impegnata a spiare politici, imprenditori, manager, con una vera e propria fabbrica di dossier, mettendo sul mercato informazioni riservate acquisite in modo illecito da banche dati strategiche per l’Italia.
Un sistema smascherato da una inchiesta della Direzionale Distrettuale Antimafia di Milano con l’arresto di quattro persone e con sessanta indagati. Tra gli arrestati c’è un 38enne reggiano, ritenuto dagli inquirenti figura centrale nell’organizzazione. Si tratta di Giulio Cornelli, nato a Correggio nel 1986 e residente in città. Per la società di cui è amministratore e socio unico, la “Develope and go” con sede in via Ghandi 20, nel quartiere Canalina, è stato disposto il sequestro preventivo dell’intero capitale sociale. Per lui è stato attuato il provvedimento della detenzione domiciliare con l’applicazione del braccialetto elettronico.
Ma dalle carte dell’inchiesta emergono altri coinvolgimenti reggiani: tra gli indagati figurano, infatti, una 51enne, una 29enne e un 45enne, tutti residenti in città. Si tratterebbe di collaboratori dello stesso Cornelli. Secondo i magistrati che hanno condotto le indagini, Giulio Cornelli, detto “John” o “John Bologna”, era il tecnico del sodalizio e gestiva l’apparato informatico e telematico della società Equalize Srl, azienda di investigazioni con sede a Milano ritenuta il centro nevralgico del sistema di spionaggio non autorizzato. Ma non solo, Cornelli, sempre secondo le accuse, si occupava di tutte le attività illegali del sodalizio, comprese le intercettazioni abusive e l’acquisizione illecita di dati fiscali. Ma chi erano i committenti? Sempre secondo le accuse, a richiedere dati privati e segreti sarebbero state aziende o studi legali per interessi economici e finanziari.
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