BIBBIANO (Reggio Emilia) – Per Andrea Carletti non è un giorno qualsiasi. Esce dal municipio, è tornato operativo come sindaco da gennaio dopo che la Cassazione ha accolto il ricorso dei suoi legali contro la misura cautelare di cui, un anno esatto fa, diventava destinatario. Come altre 23 persone per le quali, con accuse molto diverse tra loro, è stato chiesto il rinvio a giudizio, attende adesso l’udienza preliminare. Nei giorni scorsi aveva già fatto sapere che parlerà nelle sedi opportune.
Campegine, Canossa, Gattatico, San Polo. E così via fino a elencare otto comuni, gli otto comuni che compongono l’Unione val d’Enza e nei quali risiedono le famiglie coinvolte nell’inchiesta sui presunti affidi illeciti, eppure è stata l’immagine del municipio di Bibbiano a finire sotto i riflettori nazionali e non solo.
E’ stato chiaro sin da subito: con un amministratore coinvolto, in questo caso indagato per abuso d’ufficio per aver concesso spazi in maniera che l’accusa ritiene irregolare, il centro della questione, i bambini, le famiglie e il lavoro degli operatori, per la politica sarebbe stata la leva per altro, con tappe segnate da momenti ben precisi, dall’avvento di Giorgia Meloni a quello di Matteo Salvini, dal 27 giugno 2019 fino alla campagna per le regionali e alla contrapposizione Sardine-Salvini.
I megafoni da una parte e un silenzio un po’ troppo assordante dall’altra. A parte le dichiarazioni del Pd locale, fino al 9 agosto 2019 il leader del partito democratico Nicola Zingaretti non aveva fatto visita a Bibbiano. E gli amministratori del paese avevano fatto capire di essersi sentiti soli.
Sui bibbianesi gli effetti del surreale massacro via social dei mesi scorsi iniziano a svanire: “E’ stato un anno pesante, di strumentalizzazioni politiche; hanno attaccato senza senso una comunità, ma lo stiamo superando, ormai è alle spalle”, ci dicono.
Minacce sotto forma di telefonate e lettere ai dipendenti comunali, una pioggia di commenti sul web all’indirizzo di Carletti. Il suo avvocato, Giovanni Tarquini, ha fatto svariate denunce per diffamazione e minaccia, l’ultima il 15 aprile, e ha chiesto alla procura notizie, senza per ora avere risposta, sulle precedenti querele, tra cui quella a carico di Luigi di Maio. Per il volto politico del Movimento 5 stelle un anno fa era l’epoca del “mai col partito di chi ruba i bambini”, ma era prima della caduta dell’allora suo compagno di Governo Salvini.
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