GUASTALLA (Reggio Emilia) – “Questo è un luogo di grande umanità, dove cerco di portare una consolazione”. Così il parroco di Novellara Don Giordano Goccini, che abbiamo incontrato nei reparti Covid dell’ospedale di Guastalla. Una inziativa nata da un accordo tra Ausl e Diocesi, che permette ad un gruppo di sacerdoti volontari di incontrare alcuni dei ricoverati, nel rispetto dei protocolli di sicurezza.
“La grande mancanza qui è quella dei famigliari – racconta don Goccini -, manca qualcuno che dovrebbe esserci, non per compiere un lavoro bensì per tenere la mano, fare due chiacchiere, a volte anche solo una battuta o una risata, altre volte semplicemente piangere un po’ insieme.”
“Ci sono persone di altre religioni – è sempre il racconto del sacerdote – anche loro pregano, con le loro usanze, i loro modi, le loro lingue. E’ uno spazio di umanità molto intensa questo. Basta entrarci e lasciarsi trasportare. Si ha la percezione della sofferenza, suscitata dal timore di non riuscire a passare la notte, dalla mancanza del respiro. Tutta l’altra parte di pensiero invece è rivolta alla famiglia, alla casa, ai figli”.
“I racconti riguardano sempre l’ambito delle persone care – viene sottolineato nella testimonianza -, tante volte lì ci sono delle ferite che emergono. La mia presenza quotidiana qui è di aiuto perché permette alle persone di aprirsi piano piano, non cè bisogno di dire tutto adesso. Pian piano si scoprono tante storie, tante ferite passate che nel momento in cui si è immobili a letto tornano a emergere”.
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