REGGIO EMILIA – Fausto Giovanelli, presidente del parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, ha chiesto ad Arpae di svolgere “rigorosi controlli sui prelievi d’acqua dalle sorgenti a monte”.
Preoccupato per la situazione di fiumi e torrenti, in particolare il Secchia, Giovanelli ha lanciato l’allarme sul fatto che molti corsi d’acqua sono al limite della completa interruzione del flusso idrico, con il rischio di gravi ripercussioni su flora e fauna.
Secondo l’ultima valutazione di Arpae sullo stato idrogeologico del territorio, 19 dei 32 corsi d’acqua monitorati sono sotto il deflusso minimo vitale. La siccità è particolarmente grave in Romagna, nel Bolognese e in provincia di Piacenza. Nella nostra provincia, la situazione è relativamente meno critica. Il 27 agosto, data dell’ultima rilevazione, il Crostolo a Cadelbosco era sopra il deflusso minimo vitale; il Secchia a Lugo e a Ponte Veggia e il Tresinaro a Ca’ de Caroli erano al limite, mentre solo l’Enza a Vetto era sotto il livello minimo. Proprio l’Enza e i suoi affluenti sono gli unici corsi d’acqua della provincia in cui, a partire dal 21 agosto scorso, è stato disposto il divieto temporaneo di prelievo idrico.
Lo scenario attuale è naturalmente il frutto di due fattori fondamentali: la scarsità di precipitazioni e i prelievi d’acqua. Nel nostro territorio Iren garantisce il fabbisogno di acqua utilizzando diverse fonti di approvvigionamento: invasi, pozzi, falde sotterranee e corsi d’acqua. L’anno scorso in provincia di Reggio Iren ha immesso in rete più di 46 milioni di metri cubi d’acqua, oltre un milione in più rispetto al 2018. A livello aziendale le perdite equivalgono a un terzo dell’acqua immessa in rete. In Italia la media supera il 41%.
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