NOVELLARA (Reggio Emilia) – La decisione di sospendere le ricerche del corpo di Saman Abbas nelle serre di Novellara sembra rappresentare uno spartiacque nell’inchiesta sulla scomparsa della 18enne pakistana. Una specie di ‘riga tracciata’. Un punto e a capo quantomeno simbolico che fa scaturire delle domande. La prima è: la tesi secondo la quale il corpo della ragazza non può che essere lì è forse sbagliata? Gli inquirenti non lo pensano. Rimangono convinti che i resti della giovane siano stati occultati in zona: nessuno degli indagati aveva mezzi di trasporto propri e comunque dal controllo dei varchi comunali sia di Novellara sia dei comuni limitrofi non è emerso nulla che faccia pensare che il corpo di Saman sia stato portato via. Di fatto però, nonostante un immane lavoro di ricerca durato 67 giorni, il corpo non è stato trovato. Perché? Si è puntato su un’area troppo circoscritta? Si è dato troppo peso alle immagini del 29 aprile, quelle in cui lo zio e i due cugini di Saman compaiono con pale in mano e si avviano verso la campagna sul retro della casa? E’ possibile, come sostiene il fidanzato, che la ragazza sia stata rapita e non uccisa, nonostante le dichiarazioni in senso contrario del fratello di Saman?
Ci si chiede come proseguiranno ora le indagini, quali strumenti potranno consentire di uscire dall’impasse. Si punterà sulle eventuali dichiarazioni dei cinque indagati, quattro dei quali però sono latitanti? “Stiamo lavorando in base alla logica”. Gli investigatori lo hanno ripetuto più volte, in questi due mesi e oltre.
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