REGGIO EMILIA – Un anno non dura per tutti 12 mesi. Se sei un 20enne, se in quel lasso di tempo avresti tante opportunità da cogliere e invece il tuo mondo si blocca, un anno dura di più perché potenzialmente si sente di aver perso di più.
“In generale – le parole di Sandro Rubichi, docente di Psicologia generale di Unimore – le fasce più giovani hanno questa caratteristica: sono più fragili dal punto di vista delle conseguenze psicologiche. In base a una ricerca, l’84% dei giovani ha mostrato sintomi di depressione, il 72% sintomi legati all’ansia”.
L’università di Modena e Reggio ha attivato un servizio di supporto psicologico per ora riferito alla popolazione studentesca di Scienze tecniche e psicologiche, circa 800 studenti. Una trentina di questi da settembre ha chiesto aiuto per disagi dati dal lockdown di tipo fisico, come disturbi del sonno, alimentari e della sessualità, e per disagi appunto motivazionali e causati da un futuro immerso nella nebbia. “C’è perdita di motivazione – ha aggiunto Rubichi – si sente di aver perso del tempo, ad esempio, per fare esperienze all’estero”.
Assieme al professor Marco Vinceti poi, nel contesto del dipartimento di Scienze biomediche metaboliche, sono stati organizzati sei webinar per fornire, oltre che strumenti psicologici, anche informazioni sulla campagna di vaccinazione e sulla trasmissione del virus.
I disagi emersi tra gli studenti, ritardati di qualche mese rispetto all’inizio del lockdown, sono apparsi però estesi e profondi, ma il professor Rubichi è abbastanza certo di una cosa: “Abbiamo una grandissima capacità di reazione e credo che i tempi di recupero saranno relativamente brevi”.
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