REGGIO EMILIA – Nei giorni precedenti la bestia addenta Piacenza e Parma. Il primo morso nella nostra città arriva il 27 febbraio: colpisce un uomo di 61 anni che, in realtà, risiede in provincia di Modena ma che lavora nel nostro territorio. Il giorno successivo, è il 28 febbraio, viene registrata la prima positività di un residente effettivamente nel Reggiano: un cittadino di Correggio.
Da lì in avanti è una crescita, prima lenta, poi inesorabilmente più rapida e preoccupante. Il primo decesso è datato 9 marzo: si tratta di un’anziana di Codogno, giunta a Reggio dall’ospedale di Piacenza e affetta anche da altre patologie. Il numero di vittime, da allora, ha superato quota 130. Mentre i casi di positività sono sopra quota 1.700.
Con l’avvio di marzo inizia a riempirsi la Rems di via Montessori, alle porte della città, la struttura destinata, in futuro, ad ospitare detenuti con problemi psichiatrici e che temporaneamente è stata adibita come primo punto di
riferimento regionale, per le persone sottoposte a quarantena impossibilitate a restare nelle proprie abitazioni. L’8 marzo l’ospedale di Guastalla viene designato come primo ospedale Covid della provincia. Il 23 marzo c’è il primo caso di positività a riguardare un amministratore locale: si tratta del sindaco di Castelnovo Monti, Enrico Bini, che ne dà annuncio attraverso la propria pagina Facebook.
A proposito di Facebook, risale al 3 marzo la prima diretta del sindaco di Reggio Luca Vecchi: un appuntamento divenuto quotidiano. Una quotidianità che prosegue, scandita inevitabilmente dall’andamento dell’epidemia, con l’auspicio comune di trovarsi di fronte, tra un altro mese, a una situazione decisamente meno problematica.
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